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lunedì 10 settembre 2012

Quasi 4,5 milioni di persone hanno problemi con il lavoro

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L’area della sofferenza occupazionale riguarda in Italia quasi 4,4 milioni di persone. È quanto sostiene la Cgil in una sua analisi, spiegando che nel secondo trimestre ai 2,7 milioni di disoccupati censiti dall’Istat vanno aggiunti 1.687.000 persone tra «scoraggiati» (coloro, cioè che non cercano più lavoro poiché pensano di non trovarlo) e cassaintegrati. Nel complesso, dice il sindacato, si ritrovano nell’area del disagio occupazionale 2.475.000 persone. Con un aumento percentuale negli ultimi cinque anni di ben il 77%. Il dato emerge da uno studio dell’Ires (il centro studi Cgil) che sottolinea come nel nostro Paese l’inattività sia un fenomeno molto più diffuso rispetto al resto dell’Europa. Dentro quest’area – si legge nella ricerca – «si trova una parte rilevante di esclusi dal mondo del lavoro non formalmente riconosciuti come disoccupati. Sarebbe altrimenti inspiegabile un tasso di disoccupazione nella media e un tasso di occupazione molto più basso di quello europeo». «Le motivazioni dell’inattività sono molteplici – spiegano Raffaele Minelli, presidente dell’Ires e Fulvio Fammoni, presidente della Fondazione Di Vittorio – ma la forza lavoro potenziale rilevabile al suo interno è appunto di oltre tre milioni di persone». «È una simulazione molto realistica e prudenziale della vera area di disagio occupazionale – affermano – e rappresenta l’ immagine, purtroppo più vera e drammatica, di come la crisi ha colpito il lavoro. A questi milioni di persone non si può dire che la prospettiva di essere travolti dalla crisi si è allontanata. È evidente che il lavoro è il principale fattore non affrontato dal governo per uscire dalla crisi».
Secondo un altro rapporto di Unioncamere, nel 2012 ci saranno 407.000 assunzioni a carattere non stagionale programmate dalle imprese, -31,5% rispetto all’anno precedente. Si tratta di quasi 59.000 laureati (14,5%), 166.000 diplomati (il 40,9%), 50.000 qualifiche professionali (il 12,3%) e circa 132.000 persone prive di un titolo di studio specifico (il 32,3%). Rispetto allo scorso anno, c’è un incremento della quota di laureati ricercati di 2 punti, mentre il calo delle assunzioni attese colpirà soprattutto i diplomati (78.000 in meno quelli richiesti quest’anno rispetto al 2011).


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