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venerdì 19 ottobre 2012

Pomigliano, la Corte d'Appello conferma la condanna: "Fiat non può escludere la Fiom nelle assunzioni"

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La Fiat proprio non ce la fa a spuntarla contro la Fiom. Non sul piano legale, almeno. La Corte d'Appello del Tribunale di Roma ha respinto il ricorso dell’azienda su Pomigliano d'Arco condannandola ad assumere i 145 lavoratori della Fiom. Uno smacco senza precedenti per Sergio Marchionne che sull’esclusione del sindacato dei metalmeccanici della Cgil da Fabbrica Italia, e da Pomigliano, ha puntato tutto.
"Si tratta di sanare una discriminazione e un'ingiustizia", commenta il segretario nazionale della Fiom, Giorgio Airaudo. "Gia' da mesi quella sentenza e' esecutiva – sottolinea Airaudo e ora la Corte d'appello la conferma".
Lo scorso 21 giugno il Tribunale di Roma aveva condannato la Fiat per discriminazioni contro la Fiom a Pomigliano disponendo che 145 lavoratori con la tessera del sindacato di Maurizio Landini venissero assunti nella fabbrica. Alla data della costituzione in giudizio alla fine di maggio su 2.093 assunti da Fabbrica Italia Pomigliano nessuno risultava iscritto alla Fiom. Ad agosto la Corte d'appello aveva giudicato ''inammissibile'' la richiesta della Fiat di sospendere l'ordinanza di assunzione per i 145 iscritti alla Fiom riconoscendo una discriminazione ai danni del sindacato nelle riassunzioni dei dipendenti dello stabilimento Fiat di Pomigliano d'Arco.
La leader della Cgil Susanna Camusso, che rispetto a Fabbrica Italia aveva invitato la Fiom ad apporre la “firma tecnica”, si è limitato a commentare la sentenza con un laconico “è una buona notizia”.
''La notizia è molto positiva – dice il parlamentare europeo Sergio Cofferati, ex segretario generale della Cgil - e pone fine a un'inaccettabile vicenda''. ''La discriminazione contro gli operai iscritti alla Fiom – aggiunge -era palese, tanto che avevo presentato insieme con Andrea Cozzolino una interrogazione sul tema alla Commissione europea, mettendo in luce che neppure uno dei lavoratori riassunti dalla Newco Fabbrica Italia Pomigliano risultava essere iscritto alla Fiom (che pure contava 850 lavoratori iscritti prima del referendum)”. Cofferati parla senza mezzi termini di “ricatto di Fabbrica Italia”, basato “sulla promessa d'investimenti che mai verranno messi in campo, sulla compressione dei diritti e delle condizioni materiali dei lavoratori e sulla vergognosa esclusione dalle fabbriche dei sindacati che non firmano gli accordi”,

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