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martedì 27 novembre 2012

Ilva, operai occupano la direzione. Il governo pensa a un decreto

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Gli operai hanno forzato gli ingressi e sono entrati negli uffici della direzione. Indagato anche sindaco Stefàno: "Sono convinto di non aver sbagliato". L'azienda fa retromarcia: niente cassaintegrazione ai lavoratori. Il governo lavora a un decreto e Clini pensa a una misura come quella per Acerra nel 2008

Più informazioni su: IlvaPatrizia Todisco.
Gli operai in fibrillazione. La Procura a lavoro. La politica che trema, con Vendola costretto a giustificarsi. E il governo che prova a trovare una soluzione (per decreto) con Clini che pensa a una nuova Acerra. Nuova giornata di tensione a Taranto, dopo la chiusura annunciata ieri dal gruppo Riva. Intanto l’Ilva ha riabilitato i badge ai lavoratori dell’area a freddo, disattivati ieri contestualmente all’annuncio che gli impianti sarebbero stati chiusi. La riattivazione è stata fatta nonostante l’attività nell’area resti in gran parte sospesa. Per ora, a quanto si è saputo, continueranno a lavorare i dipendenti dell’area Servizi e manutenzione, con una riduzione del personale al 50 per cento. Tutto il resto sarà fermo almeno fino al pronunciamento del tribunale del Riesame dopo il ricorso presentato da Ilva dopo l’ultimo intervento della magistratura. L’azienda non ricorrerà invece, come aveva annunciato, alla cassa integrazione annunciata nei confronti di 1942 operai dell’area a freddo, che usufruiranno delle ferie o comunque rimarranno a carico dell’Ilva.
Nel frattempo, il governo sta cercando di sbrogliare l’intricatissima matassa. Nel corso di un incontro tenutosi oggi al Quirinale, infatti, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il premierMario Monti hanno esaminato le complesse questioni che la vicenda solleva anche in vista del prossimo Cdm dove potrebbe essere presentato un decreto legge. Il ministro dell’Ambiente Clini, invece, si è portato anche oltre, annunciando a SkyTg24 che il decreto sarà pronto entro venerdì.
Intanto è emerso che tra gli indagati della Procura sono finiti anche il sindaco del capoluogo ionicoIppazio Stefàno e un sacerdote, don Marco Gerardo, segretario dell’ex vescovo di Taranto. Tra i nomi iscritti nel registro degli indagati anche quello di un poliziotto. Si tratta di Cataldo De Michele, ispettore in servizio alla Digos della questura di Taranto. L’ipotesi di reato sarebbe rivelazione di segreti d’ufficio. La Procura intanto ha delegato la Guardia di finanza ad eseguire accertamenti a Bari e a Roma in relazione al via libera alla vecchia Autorizzazione integrata ambientale rilasciata il 4 agosto 2011 all’Ilva di Taranto, poi riesaminata e approvata alcune settimane fa. Nelle oltre 500 pagine dell’ordinanza eseguita ieri, numerose pagine, contenenti anche intercettazioni, sono dedicate a dialoghi con funzionari regionali sulle prescrizioni ambientali che l’Ilva avrebbe dovuto rispettare, poi confluite nella vecchia Aia.
Il sacerdote è accusato di false dichiarazioni al pm in relazione ad una presunta tangente di 10mila euro che l’ex responsabile dei rapporti istituzionali dell’Ilva Girolamo Archinà, arrestato ieri, avrebbe consegnato al consulente del Tribunale nonché ex preside del Politecnico di TarantoLorenzo Liberti per addomesticare una perizia sulle fonti di inquinamento. Archinà aveva riferito agli inquirenti che quella somma, prelevata da cassa aziendale, non era destinata a Liberti ma si trattava di una elargizione alla curia tarantina.
Il sindaco di Taranto invece è indagato per omissioni in atti d’ufficio in relazione alle prescrizioni a tutela dell’ambiente cittadino. La sua iscrizione nel registro degli indagati sarebbe un atto dovuto derivante da una denuncia di un consigliere comunale, Filippo Condemi
Quanto all’agente della Digos si fa riferimento a un centinaio di conversazioni telefoniche tra il poliziotto e Archinà nelle quali quest’ultimo sarebbe stato informato dall’ispettore di manifestazioni sindacali e di ambientalisti critiche nei confronti dell’Ilva. In particolare si cita un episodio del 7 giugno 2010 quando il poliziotto avrebbe riferito ad Archinà di un incontro che il procuratore Sebastio aveva avuto in questura con il direttore dell’Arpa Assennato, per chiedergli una relazione sulle emissioni di benzoapirene da parte dell’Ilva.
Il sindaco di Taranto Stefàno si dice “sereno e convinto di non aver sbagliato”. “A dire il vero ho appreso la notizia dai giornalisti”, aggiunge Stefàno, e sarei indagato sulla base di “una denuncia fatta da un consigliere di opposizione – spiega Stefàno – che ha fatto per dieci anni parte della maggioranza che ha portato al dissesto il Comune di Taranto e che non ha fatto niente per l’ambiente, mentre ora mi accusa di omissione di atti di ufficio. Ricordo che sono stato io il primo sindaco a presentare alla magistratura quello che gli stessi magistrati hanno definito un esposto corposo”. “Sono a posto con la mia coscienza e contento che si farà chiarezza: porterò ai magistrati tutti i documenti, fermo restando che gli uomini possono sbagliare, ma comunque non per dolo – conclude Stefàno – In ogni caso io sono sereno e convinto che non ho sbagliato”.
Gli operai occupano la direzione
Stamattina, in concomitanza con il primo turno, diverse centinaia di persone hanno fatto pressione sugli ingressi della portinerie A e e, alla fine, per evitare incidenti, la vigilanza ha deciso di aprire. Ma la situazione più tesa è quella alla portineria D, dove centinaia di lavoratori hanno prima forzato i varchi dello stabilimento e poi sono entrati anche nella direzione del siderurgicooccupandola. Per decisione aziendale, sarebbero dovuti entrare soltanto gli addetti alla manutenzione dell’area a freddo quelli dell’area a caldo e non anche i lavoratori addetti a quei reparti che da ieri sera sono stati fermati per decisione dell’Ilva. 

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No Tav, un esempio di blocco sociale, che può diventare blocco storico

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Prima di narrare una recente iniziativa svoltasi a Bussoleno con la mia presenza , iniziativa che uso per fare un discorso più articolato sulla Valle, sul movimento e sulle sue importantissime prospettive, voglio protestare vibratamente per una azione giudiziaria che è in corso, e che trovo francamente scandalosa: viene comunicato ai genitori valsusini che portare i figli alle manifestazioni può costare un richiamo da parte degli assistenti sociali del Tribunale per i minori e peggio se continuano. L'ìntento intimidatorio è evidente e già questo qualifica il gesto. Ma poi vien da chiedersi chi ha dato il diploma a simili assistenti sociali: non sanno che le movimentatissime manifestazioni femministe che chiedevano divorzio aborto ecc.ecc. ed erano sovrastate da striscioni insolenti provocatori irridenti, e composte da girotondi e balli erano sempre piene di bambini e bambine, perchè è impossiible che un movimento dove ci sono donne, non sia anche di bambini e bambine: quei cortei non furono mai violenti. Del resto, quella che vien detta l'unica rivoluzione del Novecento andata a buon fine senza violenze é stata proprio la rivoluzione femminista.
La presenza di bambini e bambine di per sè rende di necessità le manifestazioni nonviolente. Oppure è la polizia che vuole avere le mani libere? Qualunque sia la ragione (?) di una minaccia del genere è da condannare e chiedere a gran voce che sia ritirata cancellata messa via e che si lasci ai bambini e bambine della Valle conoscere insieme ai loro cari che cosa succede al mondo: non c'è niente di meglio per prepararsi al futuro che vivere il presente e si può anche ricordare che i bambini e le bambine che prendono subito tutte le malattie infettive non sono quelli/e che giocano in strada e nei cortili, ma quelli tenuti nella bambagia e sempre al chiuso.
Sabato 24 appena scorso arrivo in Valle, attesa e subito accompagnata al domicilio che mi ospiterà presso una famiglia, cosa che mi riesce subito simpaticissima, perchè chiedo sempre, se è possibile, di essere ospitata a casa e non in albergo. ll breve tragitto è accompagnato da notizie su Bussoleno e la sua crisi, determinata dal sottoutilizzo della ferrovia esistente e sul decorso di strade nazionali che portano a Bardonecchia e a Marsiglia e tagliano in due il paese. Si coglie subito il grande attaccamento alla terra e alle sue caratteristiche e risorse, qualcosa che a me ricorda i contadini sudtirolesi.
Dopo avermi lasciata riposare alcune ore (il viaggio è stato lungo e le traverse nel nostro paese sono poco efficaci) vengo accompagnata alla sede del Consiglio comunale dove "Donne in Movimento" ha organizzato un incontro sul mio recente libro. La sala si riempie anche se l'ora e il giorno non sono dei più indicati, e sono sottoposta a una serie di domande dalle quali si evince che chi mi interroga ha letto e sottolineato il testo e lo considera degno di attenzione. I temi di teoria politica che più mi stanno a cuore vengono sviscerati e sottoposti ad affettuosi approfondimenti e le persone, donne e uomini, che chiedono alla fine un autografo sul libro acquistato sono davvero tante. L'attenzione è molto precisa e appassionata, le domande ben formulate, mi viene anche consegnato un testo che riassume il lavoro collettivo fatto sul libro. Che dire? E' ad oggi la meglio riuscita presentazione e le altre sono già state belle buone allegre interessanti.
Ma finiamola di parlare di me, parliamo un po' di questo pezzo di storia che è il Movimento NO TAV. La sua prima originalità é di essere insieme radicato nel territorio e non localista, segnato dalla struttura territoriale e non identitario, la conoscenza delle pietre, delle strade,foglie,case e insieme la voglia di allargare le relazioni al mondo, documentata anche da un bel libro di foto, che mi regalano, intitolato "La bandiera No Tav in giro per il mondo":tutto questo è il NoTav e molto altro, un inizio di modi alternativi di vivere, pensare, relazionarsi, far interagire azioni parole pensieri cibi allegria tenacia fiducia nelle proprie buone ragioni in un clima di accoglienza e curiosità che davvero sorprendono.
So che chi -appena ha conosciuto da vicino una esperienza- pretende di giudicarla, è sempre superficiale e un po' presuntuoso/a, ma seguo sia pure non direttamente sul posto da tanto tempo No Tav, che mi considero fuori da queste possibili derive. Mi è capitato spesso di difendere il movimento dagli "intellettuali di sinistra" che appena convintisi e convinti che il Tav è "moderno" e va più veloce e quindi è "progresso", subito sposano la causa e si sorprendono delle mie posizioni. Ma io non considero "moderno" e "progressista" necessariamente cose giuste e -quanto alla velocità- sono per rallentare molti ritmi di vita, quasi tutti i ritmi di lavoro, certo i ritmi di apprendimento ecc.: quindi, avendo seguito le varie fasi del movimento, so bene che i Valsusini non si sono fidati di loro stessi, ma hanno cercato e ottenuto assenso e alleanza e dimostrazioni persino da illustri cattedratici del Politecnico di Torino, non sono affatto sprovveduti: è facile gioco da parte della stampa distratta o superficiale o comprata far credere che siccome sono gente di montagna, sono simpatici e folkloristici, ma un po' ignoranti e conservatori.
Non è affatto vero: oggi voglio fermarmi su un aspetto che credo rilevantissimo della loro esperienza e che non mi pare sia stato affrontato con frequenza.
Una volta detto che fare il Tav sarebbe una stupida e costosissima scemenza, bisogna perciò appoggiare, dare voce e spazio e gloria a chi lotta con tanta tenacia deterninazione e lucidità, per salvare la terra e renderla più abitabile godibile piacevole relazionabile: insomma il No Tav é una questione politica generale e una sfida culturale antagonista e innovativa. Insomma qui in Valle si costrisce un movimento che per il suo insediamento, composizione sociale, la vita politica che costruisce ed usa è un vero "blocco sociale" e "storico", direbbe Gramsci, "uno sciopero generale a oltranza, nel corso del quale i Valsusini costruiscono la nuova società ",direbbe Rosa Luxemburg.
Questo è insomma ciò ho visto e sperimentato nel mio breve passaggio, spero di poterci tornare e approfondire questa analisi appena abborracciata , perchè se risulterà vera, è un pezzo di teoria d'occasione tra i più rilevanti e agibili e capaci di estendersi e di moltiplicarsi: la formula di Rosa è quella che lei proponeva per la rivoluzione dopo una crisi generale e irreversibile del capitalismo. Scrisse un breve appunto che sembra insensato, ma non potè svilupparlo, perché fu uccisa in carcere da un gruppo di ufficiali prussiani che la consideravano la causa della sconfitta della Germania nella prima guerra mondiale, buttarono la salma nella Sprea, spegnendo anche il suo fulgido ingegno: sta perciò a noi di interpretare e aggiornare le sue parole: in valle mi è sembrato facile e calzante.

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Verso il #6D, STRIKE AGAIN!

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La giornata del 14 Novembre ha visto nelle piazze di 87 città italiane una forte opposizione alle politiche di Austerity dettate dall’Europa.
Student* e lavorator* si sono riversat* nelle strade e nelle piazze riappropriandosi del diritto allo sciopero sulla scia delle mobilitazioni europee, contestando fortemente il governo tecnico che ci ruba il futuro e ci distrugge il presente. Dopo il 5 ottobre, giornata in cui gli student* med* di tutta italia hanno creato un primo momento di opposizione di piazza al governo tecnico, il 14 è stata una vera e propria esplosione delle mobilitazioni contro il governo Monti, sia da un punto di vista quantitativo (con decine di migliaia di persone in piazza) che qualitativo (con la grande determinazione nell’individuare e colpire le controparti). La risposta delle istituzioni è stata ancora una volta quella di affidare alle forze dell’ordine il compito di fermare le proteste, servendosi di manganelli e lacrimogeni. La polizia, che in più città ha effettuato cariche particolarmente violente, non è riuscita però a spegnere la rabbia studentesca, e la risposta è stata forte e unitaria. Da giovedì decine di scuole si sono aggiunte alla già lunga lista di istituti occupati e autogestiti. Siamo immediatamente tornati nelle nostre assemblee, dove il confronto ci ha portato alla volontà di rilanciare il movimento, autorganizzando le nostre lotte all’interno dei licei e delle facoltà occupate, costruendo concretamente un’alternativa al modello di scuola, di socialità, di sapere che ci viene imposto. Riscenderemo in piazza più uniti e convinti di prima, in un primo momento il 24 novembre, con cortei ed iniziative di diverso genere, ed il 6 dicembre, data di mobilitazione nazionale. Il 6 dicembre, giornata che coincide con lo sciopero del settore metalmeccanico indetto dalla FIOM, sarà una nuova occasione per generalizzare ed allargare il fronte della nostra lotta, connettendoci con altre realtà sociali che subiscono nella vita quotidiana il peso della crisi e delle politiche di austerità, sempre nell’ottica di una opposizione di massa e radicale, che sappia esprimere una rabbia sempre più diffusa che non può essere incanalata nel sistema della politica partitica o sindacale.
Una giornata di sciopero sociale con cui, in tutta Italia, riporteremo in piazza trasversalmente i nostri contenuti, parlando di opposizione alle politiche economiche europee, che mirano a distruggere lo stato sociale e le nostre aspettative per il futuro. Continueremo a portare per le strade delle nostre città le pratiche di conflitto contro questo sistema che giorno dopo giorno ci sottrae la possibilità di condurre una vita dignitosa.
STRIKE AGAIN!
Studaut network

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sabato 24 novembre 2012

Banchieri imbroglioni

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di Ignacio Ramonet
I nuovi padroni del mondo sono gli speculatori di borsa, che non hanno alcun interesse per il bene comune. Da quando è scoppiata la crisi nessunoè riuscito a mettere loro la museruola. Per quanto tempo le democrazie resisteranno a questa impunità?
A quei cittadini che ancora lo ignoravano, la crisi sta dimostrando che i mercati finanziari sono i protagonisti principali della attuale situazione economica in Europa. Essi rappresentano un cambiamento fondamentale: il potere è passato dai politici agli speculatori di borsa e a una coorte di banchieri imbroglioni.

Ogni giorno, i mercati muovono somme colossali. Ad esempio, quasi 7 miliardi di euro, solo in debiti degli stati della zona euro, secondo la Banca centrale europea. La decisione collettiva quotidiana di questi mercati può rovesciare i governi, dettare politiche e sottomettere popoli.
Il dramma è anche che questi nuovi "padroni del mondo" non hanno alcun interesse per il bene comune. La solidarietà non è il loro problema. Meno ancora la preservazione dello stato sociale. La unica razionalità che li spinge è l'avidità. Gli speculatori e banchieri, guidati dall'avidità, arrivano a comportarsi come mafie, con la mentalità di uccelli rapaci. E con una impunità quasi totale.
Da quando, nel 2008, è scoppiata la crisi - in gran parte causato da loro - nessuna riforma seria ha potuto regolamentare i mercati o mettere la museruola ai banchieri. E nonostante tutte le critiche contro la "irrazionalità del sistema", il comportamento di molti attori finanziari continua ad essere cinico.
È evidente che le banche svolgono un ruolo chiave nel sistema economico. E che le loro attività tradizionali - stimolare il risparmio, dare credito alle famiglie, finanziare le imprese, dare impulso al commercio - sono costruttive. Ma dalla generalizzazione, negli anni ottanta, del modello della "banca universale", che aggiunse ogni sorta di attività speculativa e di investimento, i rischi per i risparmiatori si sono moltiplicati, così come la frode, l'inganno e gli scandali.
Ricordiamo, per esempio, uno dei più vergognosi, la cui protagonista fu la potente banca d'affari statunitense Goldman Sachs, che domina oggi l'universo finanziario. Nel 2001 aiutò la Grecia a truccare i suoi conti affinché Atene soddisfacesse i requisiti e potesse entrare nell'euro, la moneta unica europea. Ma, in meno di sette anni, la frode è stata scoperta e la realtà è esplosa come una bomba. Conseguenza: quasi un continente impantanato nella crisi del debito; un paese, la Grecia, saccheggiato e in ginocchio; recessione, licenziamenti massicci, perdita di potere d'acquisto per i lavoratori; ristrutturazioni e tagli alle prestazioni sociali; piani di aggiustamento e miseria.
Quali sanzioni hanno subito gli autori di un così nefasto inganno? Mario Draghi, ex vicepresidente di Goldman Sachs Europa, quindi consapevole della frode, è stato nominato presidente della Banca centrale europea (Bce), e Goldman Sachs ha guadagnato, per aver truccato i conti, 600 milioni di euro. Confermando così un principio: in materia di grandi truffe organizzate dalle banche, l'impunità è la regola.
Lo possono confermare le migliaia di risparmiatori spagnoli che hanno acquistato azioni di Bankia ai tempi in cui questo istituto entrò in Borsa. Si sapeva che non aveva alcuna credibilità e il valore delle sue azioni, secondo le agenzie di rating, già era a un passo dal titolo spazzatura.
I risparmiatori diedero fiducia a Rodrigo Rato, allora presidente di Bankia ed ex direttore generale del Fondo monetario internazionale (Fmi), che non esitò a dire, il 2 maggio 2012 (cinque giorni prima di dimettersi sotto la pressione dei mercati e poco prima che lo Stato dovesse iniettare nella banca 23 miliardi e mezzo di euro per evitare il fallimento): «Siamo in una situazione di grande robustezza dal punto di vista della solvibilità e anche dal punto di vista della liquidità».
È vero che, meno di un anno prima, nel luglio 2011, Bankia aveva apparentemente superato gli "stress test" condotti dall'Autorità bancaria europea (Eba) sui 91 maggiori istituti finanziari europei. Bankia avevano ottenuto un Core Tier I Capital (capitale di massima resistenza) del 5,4%, a fronte di un minimo richiesto del 5% in una situazione di massimo stress. Il che dà un'idea della incompetenza e inettitudine della Eba, organismo europeo incaricato di garantire la solidità delle nostre banche...
Altre persone che possono testimoniare sull'avventurismo dei banchieri sono le vittime, in Spagna, dello "scandalo delle azioni privilegiate". Una frode che colpisce più di 700 mila risparmiatori che hanno perso i loro soldi. Si fece loro credere di aver acquistato qualcosa di simile a un deposito vincolato... Ma le azioni privilegiate sono un tipo di prodotto finanziario che non è coperto dal fondo di garanzia delle banche. Che non sono obbligate - se non hanno liquidità - a rimborsare il capitale iniziale né gli interessi maturati.
Questa truffa ha anche rivelato che i risparmiatori spagnoli vittime di frodi bancarie non possono contare sulla protezione della Banca di Spagna o della Comisión Nacional del Mercado de Valores (Cnmv) . Né, ovviamente, su quella del governo, che continua ad aiutare in maniera massiccia le banche mentre la sua politica di tagli e austerità punisce i cittadini in modo permanente. Per aiutare il sistema bancario spagnolo, Mariano Rajoy ha sollecitato dall'Unione europea un credito fino a 100 miliardi di euro. Nel frattempo, le banche spagnole continuano a favorire la fuga in massa dei capitali. Si stima che, fino allo scorso settembre, 220 miliardi di euro erano fuggiti dalla Spagna ufficialmente... una somma superiore al doppio del credito chiesto in Europa per salvare il sistema bancario spagnolo.
Ma gli scandali non finiscono qui. Potremmo ricordare che, negli ultimi mesi, le frodi bancarie sono continuate. La banca Hsbc è stata accusata di riciclare il denarodella droga e dei narcotrafficanti messicani. La banca JP Morgan si è lanciata in speculazioni spericolate, assumendosi rischi senza precedenti, che hanno causato perdite di 7,5 miliardi di euro, rovinando decine di suoi clienti. La stessa cosa è successa a Knight Capital, che ha perso oltre 323 milioni di euro in una notte a causa di un errore in un software di speculazione automatica attraverso computer.
Ma lo scandalo più irritante, a scala globale, è quello del Libor. Di cosa si tratta? La British Bankers Association propone ogni giorno una tasso interbancario denominato "London Interbank Offered Rate" o Libor per il suo acronimo in inglese. Il calcolo di questo tale tasso è realizzato dall'agenzia Reuters che, ogni giorno, chiede a sedici grandi banche a quale tasso di interesse stanno ottenendo credito. E stabilisce una media. Dato che Libor è il tasso al quale le principali banche si prestano denaro tra di loro, il Libor diventa un punto di riferimento fondamentale per l'intero sistema finanziario globale. In particolare serve per determinare, ad esempio, i tassi dei mutui per le famiglie. Nell'area dell'euro, l'equivalente del Libor si chiama Euribor e viene calcolato in base all'attività di una sessantina di grandi banche. Nel mondo, il Libor influisce su circa 350 miliardi di euro di crediti... Qualsiasi variazione, anche di lieve entità, di questo tasso può avere un impatto colossale.
In cosa è consistita la frode? Diverse banche (di quelle che servono da riferimento per stabilire il Libor) si sono consultate tra loro e hanno deciso di mentire sui loro tassi, in modo da manipolare il Libor e tutti i contratti derivati, ossia i prestiti a famiglie e imprese. E questo per anni.
Le inchieste hanno dimostrato che una decina di grandi banche internazionali - Barclays, Citigroup, JP Morgan Chase, Bank of America, Deutsche Bank, Hsbc, Credit Suisse, Ubs (Union de Banques Suisses), Société Générale, Crédit Agricole, Royal Bank of Scotland - si sono organizzate per manipolare il Libor.
Questo scandalo enorme dimostra che la criminalità è nel cuore stesso della finanza internazionale. E che, probabilmente, milioni di famiglie hanno pagato i loro mutui a tassi irregolari. Molti hanno dovuto abbandonare le loro case. Altri ne sono stati cacciati perché non potevano pagare un debito artificialmente manipolato. Ancora una volta, le autorità incaricate di vigilare sul buon funzionamento dei mercati hanno chiuso un occhio. Nessuno è stato punito, a parte quattro disgraziati. Tutte le banche coinvolte sono ancora facendo affari.
Per quanto tempo le democrazie possono resistere a una tale impunità? Nel 1932, negli Stati uniti, Ferdinand Pecora, un figlio di immigrati italiani che arrivò all'incarico di procuratore di New York, fu scelto dal presidente Herbert Hoover per indagare sulla responsabilità delle banche nelle cause della crisi del 1929. Il suo rapporto fu impressionante. Pecora propose il termine "bankster" per qualificare i "banchieri gangster". Sulla base di quel rapporto, il presidente Franklin D. Roosevelt decise di proteggere i cittadini dai rischi della speculazione. Sanzionò tutte le banche imponendo il "Glass-Steagall Act" e stabilendo (durò fino al 1999) un'incompatibilità tra due tipi di attività: le banche di deposito e le banche d'investimento. Quale governo europeo della zona euro prenderà una tale decisione?
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venerdì 23 novembre 2012

Lettera aperta degli studenti del liceo Tasso di Roma

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di Studenti e Studentesse del Liceo Tasso
La mattina del 15 novembre i ragazzi non si sono recati nelle aule, ma hanno richiesto di svolgere un’assemblea straordinaria in cortile, dato il clima di tensione e confusione creatosi a seguito dell’assemblea d’Istituto di lunedì 12 novembre. Nella votazione tenutasi per scegliere la forma di protesta da attuare, su 250 votanti totali, 96 si sono espressi a favore di una cogestione con interruzione della didattica, 136 a favore di un’occupazione, nonostante questa non fosse contemplata come voce, seppur richiesta da alcuni studenti, i restanti a favore delle altre proposte, come le lezioni in piazza.
L’assemblea straordinaria è nata, quindi, dall’esigenza di un confronto tra TUTTI e SOLI gli studenti, confronto che non si è verificato lunedì e necessario a stabilire una linea comune da seguire: infatti era necessario prendere in considerazione la totalità dei voti: da una parte l’occupazione che ha la maggioranza delle preferenze, seppur esclusa dalle voci, dall’altra la maggioranza “ufficiale” ottenuta dalla proposta di cogestione che, in ogni caso, era stata consegnata in Presidenza per il Collegio Docenti.
La mattina di giovedì, però, è iniziata immediatamente in un clima di tensione tra gli studenti, che hanno trovato le aule del piano terra chiuse con i lucchetti. I rappresentanti d’Istituto e il Presidente e Vicepresidente d’Assemblea si sono recati in Presidenza, dove hanno trovato tre agenti Digos. Hanno spiegato la volontà degli studenti, chiedendo che il cortile, chiuso prima dell’ingresso dei ragazzi, venisse aperto per l’assemblea, senza ottenere alcun risultato. Intanto i ragazzi accalcati nell’androne e nel corridoio del piano terra hanno forzato la porta per poter defluire all’esterno. Al termine di una lunga ed estenuante discussione la maggioranza degli studenti si è espressa a favore dell’occupazione.
I ragazzi si sono quindi rispostati all’interno per poter discutere con i docenti, che intanto si erano disposti sulle scale così da impedire l’accesso al primo piano e la conseguente occupazione. Successivamente sono intervenuti anche alcuni genitori, invitati, tramite una mail inviata dall’ufficio della stessa Preside, ad intervenire per portare a casa i propri figli, in vista di un possibile intervento delle forze dell’ordine. Alcuni di loro sono intervenuti a favore degli studenti presenti, esprimendo esclusivamente il favore al DIRITTO di protesta di questi.
Intorno alle 14 anche la Preside è intervenuta con gli altri docenti, ma i ragazzi hanno comunque occupato l’edificio intorno alle 15, pur non ricevendone le chiavi.
Venerdì 16 novembre alcuni docenti si sono presentanti innanzi al portone per poter parlare ancora con gli studenti. Riunitisi nella sede del Liceo Righi hanno consegnato un documento firmato da 24 docenti, in cui si proponeva agli studenti di uscire entro sabato 17 dalla scuola così da poter avviare una settimana di cogestione a partire da lunedì 19. La risposta iniziale degli studenti, discussa in assemblea con circa 300 ragazzi, è stata quella di non chiudersi al dialogo con gli insegnanti, richiedendo, tuttavia, maggiori certezze riguardo all’effettivo svolgimento della cogestione. Gli studenti, quindi, hanno annunciato che avrebbero continuato le loro attività all’interno di scuola, in attesa che l’intero Collegio Docenti deliberasse la cogestione, avendo riscontrato all’interno del corpo docente una profonda spaccatura che non garantiva la collaborazione necessaria all’esito desiderato.
Domenica 18 la Preside dell’Istituto ha deciso di intervenire all’assemblea degli studenti, senza che questi ne avessero espresso il desiderio, ed ha contattato Andrea Manganelli, rappresentante dei genitori nel Consiglio d’Istituto, invitandolo per poter chiarire insieme la situazione.
La Preside ha ribadito di non poter garantire lo svolgimento della cogestione poiché, nonostante fosse favorevole alla proposta, spetta esclusivamente al Collegio Docenti confermarla. Successivamente ha invitato i ragazzi a desistere e riconsegnare la scuola al regolare svolgimento delle attività, così da permettere ai docenti di riunirsi, sottolineando, in un discorso generale, la sua contrarietà all’occupazione e mostrandosi scettica sul tipo di lavoro svolto dagli studenti.
I circa 350 studenti presenti all’assemblea hanno deciso, infine, con amplissima maggioranza, a favore della prosecuzione dell’occupazione, non essendovi a loro giudizio le condizioni per passare ad una cogestione.
Colgono ora l’occasione per comunicare tutte le attività svolte finora, esprimendo il loro dispiacere per non averlo fatto prima data la difficoltà pratica di comunicazione in  una situazione simile. Ribadiscono, tuttavia, che non si sono mai rifiutati di relazionarsi con i docenti, i genitori e il personale ATA, accogliendoli ogni giorno in ogni momento per chiarire le proprie posizioni, permettendo a volte, di entrare nell’edificio per constatare l’ottimo svolgimento dell’occupazione.
Ogni giornata  è stata articolata in diverse fasce orarie per i corsi autogestiti dagli studenti, i dibattiti con gli ospiti, gli incontri dei gruppi di lavoro come il servizio d’ordine e quello di pulizia, la rassegna stampa e l’assemblea di gestione, in cui si sono quotidianamente analizzati i punti di forza e le criticità dell’organizzazione, sviluppatasi grazie al contributo dei numerosissimi studenti che hanno partecipato sempre con costanza e determinazione. Dai ragazzi di quarta a quelli di terza tutti si sono adoperati per contattare ospiti e proporre corsi, realizzando così uno degli obiettivi da raggiungere: rendere e rendersi tutti registi e non fruitori di uno spazio in cui gli studenti dovrebbero, e desiderano, essere responsabili e protagonisti, in un momento in cui si tenta di svilire sempre di più il ruolo stesso degli studenti (basti pensare al DDL 953).
Gli studenti hanno avuto occasione di mettere a fuoco un dettagliato quadro sulle riforme scolastiche con Roberto Ciccarelli, giornalista del Manifesto, e di confrontarsi con Giorgio Cremaschi, Presidente del Comitato Centrale Fiom fino a qualche mese fa.
I ragazzi hanno deciso di trattare anche tematiche che toccano la vita quotidiana, come il problema della mobilità e dei trasporti, approfondito da Maurizio Zamboni, ex Assessore alla Mobilità di Bologna, e quello della pirateria informatica e del copyright, approfondito dal giurista Stefano Rodotà.
Si è sentita, poi, l’esigenza di discutere del mondo del lavoro  e della precarietà. Sono intervenuti Guglielmo Epifani, Segretario Generale della CGIL dal 2002 al 2010, e Simone Oggionni, portavoce nazionale dei Giovani Comunisti, per discutere di come i giovani si relazionano con la precarietà. Si è discusso, inoltre, del rapporto tra salute e lavoro con Piero Bevilacqua, storico della Sapienza e editorialista del Manifesto, Fabio Palmieri, della segreteria nazionale Fiom, Federico Gennari, dell’associazione A  Sud.
Gli studenti hanno successivamente ricordato la Genova del 2001, cogliendo l’occasione per discutere della gestione di piazza e l’intervento delle forze dell’ordine, alla luce di quanto è accaduto mercoledì 14 novembre. A questo proposito sono intervenuti Andrea Di Nicola, uno dei primi giornalisti ad entrare nella Diaz, Rolando Revello, attore nel film di Vicari, anch’egli contattato ma non disponibile perché fuori Roma, e Franco Fracassi, regista del documentario sul G8 “The Summit”.
In un momento come quello attuale in cui la formazione del proprio spirito critico è sempre più minacciata,  è stato molto interessante parlare con Matteo Nucci,  scrittore e giornalista per Repubblica e Messaggero, dell’origine di ciò partendo da Socrate, considerato il primo contestatore.
Sono state poi offerti squarci panoramici su varie tematiche: Francesco Piccolo sul mestiere dello scrittore, Mariano Gabriele sul valore pedagogico della Storia, approfondendo il rapporto tra Italia e Germania a cavallo della Seconda Guerra Mondiale, Maria Quinto sulla delicata questione dell’immigrazione in Italia,
Emiliano Sbaraglia, giornalista Radio1, autore di “La scuola siamo noi”, insegnantfototasso2e precario, ha raccontato la sua esperienza di web radio con gli studenti.
Si è dato anche spazio all’espressione artistica, invitando la compagnia Attrice Contro che ha rappresentato lo spettacolo “I soliti facinorosi”. È stata inoltre contattata la compagnia Voci nel deserto, progetto di resistenza teatrale, che non potendo venire ha dato la disponibilità per le prossime settimane.
Tutti gli incontri sono stati moderati dagli studenti, i quali hanno organizzato anche propri corsi, come quelli di musica o di discussione sul carteggio tecnico della TAV, presentato da Ascoltateli! - Roma, il movimento di informazione sulla TAV portato avanti da degli studenti.
Mentre a scuola si svolgevano queste attività, all’esterno se ne svolgevano altre complementari, rese possibili dall’occupazione, a cui hanno magnificamente portato ulteriore visibilità.
Ogni giorno gli studenti si sono impegnati nel mantenere in perfetto ordine l’ambiente scolastico e nel riqualificarlo laddove fosse possibile: fototasso3il bagno del primo terra, completamente ricoperto di scritte da anni, è stato ripulito totalmente, le scritte sui muri sono state cancellate. Le linee dei campi sportivi in cortile, ormai sbiadite, sono state riverniciate.
I lavori si chiuderanno nella giornata di giovedì 22, come stabilito dall’assemblea di martedì, con una mobilitazione conclusiva di cui tutti verranno informati in serata.
Gli studenti hanno quindi dimostrato che un’occupazione non equivale automaticamente alla distruzione, come tanti sostengono, poiché dietro vi è consapevolezza, desiderio di formare uno spirito critico, una coscienza politica e un pensiero personale sempre più forti e indipendenti.
Hanno dimostrato di essere in grado di gestire i propri spazi, di avvalersi al meglio delle proprie possibilità, di cui spesso in troppi si dimenticano, per costruire un sapere coerente per cui alle parole corrispondono azioni concrete, tutte orientate al Bene Pubblico e Comune.
Gli studenti hanno così sfatato le false convinzioni proiettate sulla loro generazione: a tutti coloro che li hanno accusati di esser privi di contenuti o di ragione, mortificandoli personalmente, hanno mostrato intelligenza e costruttiva capacità di analisi e di costruzione.
Hanno dimostrato di essere diretti responsabili delle realtà che li circondano, profondamente convinti che le difficoltà incontrate lungo il percorso non possano scoraggiarli, ma debbano divenire la propria determinazione a riaccendere il dibattito, a manifestare il proprio dissenso, a riappropriarsi  dei propri spazi, a rivendicare il proprio ruolo.
Dimostreranno, inoltre, che questo non è che l’inizio, che questa settimana ha posto le basi di un movimento che non si fermerà all’autunno studentesco come tanti sostengono, ma che porterà alla costruzione di molti altri percorsi alimentati dalle stesse speranze, la stessa determinazione, la stessa forza di questi e di tanti altri giorni.
Di seguito, una breve sintesi delle motivazioni che hanno condotto gli studenti alla mobilitazione.
Oggi 15 novembre 2012 gli studenti del Tasso hanno occupato la scuola, poiché è sempre più forte l’esigenza di ribadire la propria contrarietà alle politiche neoliberiste, volte allo smantellamento dello stato sociale e alla privatizzazione dei servizi pubblici e dei beni comuni.
All’interno di questa visione economica rientrano tutte le recenti misure adottate in ambito scolastico, quali l’ex DDL Aprea, che trasformerebbe la scuola pubblica in un ente semi privato, svilendo la democrazia collegiale attraverso la riduzione della rappresentanza degli studenti e del personale ATA.
Inoltre i contributi agli istituti privati e i tagli alla scuola perseguono una logica di supporto a ciò che è privato e di svilimento di ciò che è pubblico.
Sottolineiamo che a toccarci non è soltanto la situazione della scuola, ma anche e soprattutto quella del mondo del lavoro ormai segnato dalla precarietà.
Vogliamo, quindi, con la nostra protesta costruire una scuola che realizzi i valori di solidarietà e comunità a partire dal confronto quotidiano tra noi studenti, responsabili e protagonisti delle realtà che viviamo.
Esprimiamo la nostra determinazione a mantenere acceso il dibattito e viva la mobilitazione per l’intero corso dell’anno e a non cadere nei falsi ideologici che ci propugnano.
da Goleminformazione.it

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Precari, 230 mila in scadenza a fine anno

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Allarme precari. Secondo la Cgil, l'Italia potrebbe presto trovarsi a fare i conti con «un esercito di 230 mila lavoratori in scadenza».
Una vera e  propria bomba a orologeria, per il sindacato, rappresentata dalla gran parte degli oltre 160 mila precari della pubblica amministrazione con il contratto in scadenza il 31 dicembre.
«BOMBA DA DISINNESCARE». La Cgil, nella pubblicazione del dato, ha avvertIto: «Questa bomba sociale deve essere disinnescata attraverso un provvedimento urgente di proroga immediata dei contratti». Oltre ai 160 mila dipendenti pubblici, infatti, anche 70 mila persone «del settore scuola sono destinate a trovarsi, al termine dell'anno scolastico, senza contratto, senza stipendio e senza lavoro, per la scadenza del loro contratto annuale».
I dati «assolutamente parziali» forniti dal ministero della Funzione pubblica parlavano di 5.900 precari, il cui contratto di lavoro dovrebbe scadere entro la fine del 2012 o al massimo entro giugno del 2013. Per la Cgil «una goccia nel mare del precariato», costituito «da 90 mila contratti a tempo determinato, 12 mila interinali, 18 mila lsu e 42 mila contratti di collaborazione». In tutto, 162 mila lavoratori «che rischiano il mancato rinnovo dei contratti di lavoro».
NELLA SANITÀ 40 MILA A SCADENZA. Solo per quanto riguarda «la sanità si parla di un bacino di precari pari a circa 40 mila lavoratori, circa 10 mila di questi medici».
«Sarebbe grave se il governo» - ha fatto notare la Cgil - «continuasse a ignorare il problema rendendosi in tal modo responsabile di licenziamenti di massa».
ATTACCO ALLA SPENDING REVIEW. Con una ricognizione sul fenomeno del precariato, la Cgil «ha puntato il dito contro l'effetto perverso determinato da una legge come la spending review che elimina posti di lavoro, e contro le ultime manovre che tagliano il lavoro precario».
Sul primo punto, ha spiegato il sindacato, «la manovra di taglio delle dotazioni organiche delle amministrazioni centrali, tra cui ministeri, enti previdenziali, agenzie fiscali, enti di ricerca e altro, ha portato a 4.028 posti di lavoro in meno e ad altrettante eccedenze di lavoratori». Numeri che per la Cgil sono «assolutamente parziali e che rischiano di essere di più di quelli indicati dalla stessa ragioneria generale dello Stato in 24 mila».
Mentre «non è ancora chiaro il destino delle oltre 5 mila persone che lavorano nei centri per l'impiego».

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venerdì 16 novembre 2012

Crisi, doveva essere il 2012 della ripresa e invece siamo al disastro. I dati Eurostat e Istat

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I dati di Eurostat e Istat mettono il timbro su una recessione conclamata che arriva fin dentro le "due locomotive" dell'Ue, Francia e Germania. Tecnici e politici avevano previsto per la fine del 2012 una lieve ripresa e invece sarà l'ennesimo segno negativo. Mentre negli Usa, con l'acqua alla gola, si va verso un aumento delle tasse nel Vecchio continente aggrappati sulle disastrose politiche liberiste.

E' recessione nell'Eurozona: il prodotto interno lordo nel terzo trimestre e' stato negativo, con un calo dello 0,1%, dopo il -0,2% del secondo e la crescita zero del primo. Ma la “media del pollo” nasconde anche un’altra realtà: si stanno fermando i due motori che trasmettevano un po’ di movimento al resto dei vagoni: Francia e Germania. La prima in recessione, la seconda con un rallentamento della crescita dello 0,2%. Oggi a dare i numeri saranno sia Eurostat che Istat. E non ci sarà da stare allegri. L’Italia mostra un quasi impercettibile miglioramento congiunturale mentre sul tendenziale la situazione peggiora. Il Bel paese registra il quinto trimestre consecutivo in 'rosso' ma nel periodo luglio-settembre sembra rallentare la caduta. Il -0,2% congiunturale (ovvero rispetto al trimestre precedente) per l'Italia e' infatti comunque migliore del -0,7% del secondo trimestre e del -0,8% del primo. E' l'industria in Italia a registrare un leggero miglioramento - fa sapere l'Istat - e a contenere dunque la caduta del Pil. Su base tendenziale il prodotto interno lordo diminuisce del 2,4% (come nel periodo aprile-giugno) e la variazione acquisita per il 2012 e' -2%. I primi dati relativi a settembre indicano un deterioramento in termini di consumi, produzione ed occupazione rispetto a quanto registrato nei mesi di luglio ed agosto. Date queste dinamiche e' presumibile che anche il quarto trimestre registri una contrazione dell'attivita'. A peggiorare la situazione sono sia la contraddittorietà delle dichiarazioni di politica e istituzioni, che non ci stanno capendo più niente invischiati come sono nella “rappresentazione mediatica” dell’ottimismo a tutti i costi, sia gli scenari internazionali. E’ di ieri la notizia che gli Usa, o meglio la Fed, che comunque sta spingendo l’acceleratore della spesa pubblica, ha deciso di approntare uno stress test per le banche il cui parametro fondamentale è quello della crisi occupazionale con una disoccupazione al 12,5%. Un dato incomparabilmente migliore di quello europeo che viaggia ormai oltre il 20% come hanno ricordato due giorni fa i sindacati europei. A non farsi illusione è la Banca Centrale Europea che avverte: la crescita nel 2013 resterà debole nell'Eurozona, nonostante sia sostenuta dalle misure della Bce e malgrado il miglioramento del clima di fiducia sui mercati. Le stime di crescita nell'Eurozona per il 2012, 2013 e 2014 vengono infatti riviste in peggio dagli economisti delle istituzioni private. Lo rileva ancora la Bce, presentando i risultati della 'Survey of Professional Forecasters'. Il Pil 2012 e' stimato a -0,5% (da -0,3%), nel 2013 a +0,3% (da +0,6%), nel 2014 a +1,3% (da +1,4%). Il sospetto, nemmeno tanto velato, è che il ventilato cambio di rotta dall'austerity pura verso politiche un po' piu' accomodanti e' perlomeno tardivo, e l'Europa sarà costretta a prendere atto in questi giorni che la morsa della recessione si fa sempre piu' dura per i Paesi in 'salvataggio' e tocca i 'Big', fino a lambire Francia e Germania. Il prodotto interno della Grecia e' precipitato del 7,2% nel terzo trimestre dopo un -6,3% nei tre mesi precedenti. Per l'intero anno, la Commissione Ue prevede ora un -6%, e a seguire un -4,2% nel 2013, che si prospetta come il sesto anno consecutivo di recessione per Atene. Il Portogallo si appresta a chiudere il secondo anno consecutivo in recessione, e di fatto e' da otto trimestri consecutivi in rosso, ultimo il periodo luglio-settembre chiuso con -0,8%.
Nell’Europa - riferisce Eurostat - nel terzo trimestre del 2012 la Germania frena piu' delle attese, con una crescita del Pil, sul trimestre precedente, dello 0,2%, come la Francia. La Spagna segna invece un risultato negativo, con -0,3% rispetto al trimestre precedente. Il Pil dell'Ue nel suo complesso ha registrato una lieve crescita, segnando nel terzo trimestre +0,1% dopo il -0,2% del secondo e la crescita zero del primo.
Rispetto allo stesso trimestre di un anno fa, il Pil e' diminuito dello 0,6% nell'Eurozona e dello 0,4% nell'Ue-27. Il Portogallo si conferma in recessione con -0,8%, cosi' come Cipro (-0,5%). Crescita zero per Belgio, e in negativo anche per l'Austria (-0,1%). La crisi colpisce ora anche l'Olanda, dove il Pil e' calato dallo 0,1% del secondo trimestre al -1,1% del terzo. Come si ricorderà all’inizio dell’anno, e ancora nel 2011 le previsioni per il terzo e quarto trimestre del 2012 erano tutte di segno positivo. Anzi, qualcuno sottolineava che l’Italia doveva prepararsi ad “accalappiare” la ripresina.
Il Fmi ha da tempo rivisto le sue proiezioni, ammettendo che il moltiplicatore fiscale era stato sottovalutato. Anche la Banca centrale europea, un tempo custode del monetarismo, ha spostato l'accento su politiche di stimolo alla crescita assieme ai tagli di spesa (che andrebbero preferiti agli aumenti delle tasse). Forse non a caso, proprio ieri il commissario Ue agli Affari economici, Olli Rehn, ha escluso nuove strette anti-deficit per la Spagna, dopo le ''misure ingenti'' che non fanno prevedere sanzioni per Madrid che pure sforera' sugli obiettivi di riduzione dell'indebitamento. Una 'marcia indietro' generale che pero' rischia di non bastare, perche' di fatto la recessione sta facendo saltare il percorso di riduzione del deficit e del debito dei Paesi piu' in difficolta'.
Mario Draghi, presidente della Bce, aveva avvertito una settimana fa che i problemi dell'Europa stanno ''iniziando ad avere impatto'' sull'economia tedesca. Ma paradossalmente l’accento cade sempre sulla riduzione della spesa pubblica. conti si risanano non con
maggiori imposte ma con la riduzione della spesa e non con l’aumento della tassazione. E’ esattamente la ricetta contraria a quella degli Usa dove lo scontro in atto sul “fiscal cliff” fa capire che ormai i “rimedi” liberisti sono morti e defunti.

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mercoledì 14 novembre 2012

Pomigliano, migliaia al corteo. Prc: "Fiat minaccia i lavoratori, come la mafia"

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Lavoratori minacciati dai capi per non farli partecipare allo sciopero. A denunciarlo è Paolo Ferrero, segretario del Prc che oggi, giorno dello sciopero generale è a Pomigliano con la Fiom. Ferrero sottolinea come la segnalazione gli è arrivata direttamente dai lavoratori. “I capi sono passati ieri nello stabilimento dicendo che chi avesse fatto sciopero sarebbe stato messo nella lista dei 19 da buttare fuori", dichiara Ferrero. "Questo e' un atteggiamento mafioso e indegno di un paese civile –continua Ferrero - ed e' indegno che il Governo stia a guardare queste cose che avvengono nella piu' grande azienda italiana. I lavoratori che me lo hanno detto non potrebbero testimoniarlo altrimenti verrebbero sbattuti fuori, ma lo dico ugualmente perche' bisogna avere il coraggio di rompere il muro di silenzio. Questi signori che girano non in giacca e cravatta ma col maglioncino e poi usano questi metodi per impedire ai lavoratori di scioperare sono fuori dalla legalita' italiana", ha concluso.
Al corteo hanno preso parte non meno di diecimila persone. Tra loro anche il Comitato mogli cassaintegrati della Fiat, che hanno consegnato al segretario generale della Fiom Maurizio Landini la lettera d'invito all'assemblea dei lavoratori da loro organizzata per il 24 novembre prossimo. Molti personaggi politici hanno deciso di intervenire all’iniziativa della Fiom a Pomigliano. Tra questi, oltre a Ferrero, il sindaco De Magistris, Nichi Vendola e Antonio Di Pietro. La Fiom aveva lanciato un invito alla Cgil a tenere la manifestazione centrale delle “100 piazze” del 14 novembre proprio a Pomigliano. La Cgil ha preferito farla a Terni, dove è intervenuta Susanna Camusso.
Secondo Landini il progetto Fabbrica Italia "non c'è più", per questo occorre discutere "un nuovo accordo rispettoso della Costituzione". "Siamo di fronte al fatto – ha detto - che Fabbrica Italia non c'è più, siamo senza lavoro e senza diritti e questo fa regredire il nostro paese". Ricordando poi le parole del ministro del Lavoro Elsa Fornero secondo la quale occorre "lavorare in silenzio per riprendere il dialogo" sul caso Fiat, Landini ha spiegato: "Chi lo fa è muto, non vorrei fossero anche sordi. La discussione di questo genere va fatta alla luce del sole, come è avvenuto negli Stati Uniti, in Francia e in Germania, dove il sistema industriale - ha detto- è stato difeso con l'intervento pubblico. Non a caso Fiat è andata in Serbia, Stati Uniti, Polonia e Brasile dove ha avuto soldi pubblici. In Italia questa discussione non si sta facendo e, siccome Fabbrica Italia non c'è più, si discuta un nuovo accordo rispettoso della Costituzione".

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martedì 13 novembre 2012

Grecia, approvati nella notte nuovi tagli per oltre 9 mld

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Redazione Pubblico
Il Parlamento greco ha adottato nella notte la nuova legge di bilancio per il 2013, con 167 voti a favore e 128 contrari, che prevede tagli per oltre 9 miliardi di euro, di cui 7,6 miliardi su salari e pensioni. L’approvazione della nuova legge era la pre-condizione per Atene per ottenere il prestito da 31,5 miliardi di euro dall’Unione Europea e dal Fondo Monetario Internazionale, necessario per evitare il default.
Fuori del Parlamento migliaia di persone hanno protestato contro i nuovi tagli. Solo cinque giorni fa, il Parlamento di Atene aveva adottato il nuovo pacchetto di austerità per i prossimi due anni, composto da tagli di spesa per 13,5 miliardi di euro e da una riforma del mercato del lavoro.
Intanto i sondaggi continuano a dare il partito della sinistra radicale greca, Syriza, in testa con il 23,1% delle preferenze, mentre il partito conservatore Nea Dimokratia (ND), guidato dal premier Antonis Samaras, segue con il 20,4%. Seguono nelle preferenze il partito filo-nazista di Chrysi Avgi’ (Alba Dorata) con il 10,4%, il socialista Pasok con 7,5%, Greci indipendenti (destra) con il 6,4%, il Partito Comunista di Grecia (Kke) con il 5,7% e la Sinistra Democratica (Dimar) con il 4,6%.  Il 61,5% degli intervistati si è detto contrario alle nuove misure di austerità, mentre il 51,6% si è dichiarato favorevole alla permanenza al potere della presente coalizione governativa. Per il 73,9% degli intervistati, inoltre, gli immigrati contribuiscono all’aumento della criminalità e della violenza e il 47,3% vorrebbe che gli illegali fossero espulsi dal Paese.
Pubblico - 13.11.12

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martedì 6 novembre 2012

Fiom, Landini: "Si riapra una nuova trattativa con Fiat per un nuovo piano e arrivare a un nuovo accordo"

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E' corale la richiesta dei sindacati alla Fiat sul ritiro dei 19 licenziamenti a Pomigliano, annunciati la settimana scorsa da Sergio Marchionne con l'intenzione da parte dell'azienda di far posto a 19 operai iscritti alla Fiom, secondo l'ordinanza della Corte d'Appello di Roma.

''Oggi - ha dichiarato ieri Susanna Camusso, leader della Cgil - Fiat è il peggiore ambasciatore che l'Italia possa avere nel mondo. Un'azienda che ha compito un atto senza precedenti, dietro al quale c'è un'idea di comando, di divisione, di rapporto sempre autoritario: un'idea o mi obbedisci o non esisti''.

''E' importante che, pur partendo da scelte diverse, tutto il sindacato chieda il ritiro dei licenziamenti illegittimi a Pomigliano - è stata la dichiarazione di Giorgio Airaudo, responsabile Auto della Fiom - Ed è anche un bene che anche altri sindacati riscoprano la possibilità di ricorrere al tribunale. In democrazia non è uno scandalo''.

Non è un segreto né difficile da immaginare le in fabbrica la preoccupazione non fa che aumentare.
"La Fiat - ha aggiunto la Camusso - dice anche che "ci sono troppi produttori". Ma è anche vero che "ci sono altri produttori che hanno accresciuto i loro volumi: non c'è solo una perdita di mercato, ma anche una perdita di qualità del marchio Fiat. Perché - continua la leader della Cgil - la Fiat non ha fatto nuovi modelli? Perché sta riempiendo l'Italia di vetture Chrysler con le mascherine delle macchine italiane che hanno poco mercato? Ci sono scelte di produzione che non sono state fatte".

E' così che la Camusso poi è tornata a rivolgersi al governo: "Bisogna decidere un principio fondamentale: siccome un lavoratore sceglie liberamente a quale sindacato iscriversi, nessuno lo può escludere. E quindi di tradurre questo anche per Fiat, che non rispetta piu' i contratti - ha continuato - che è uscita da Confindustria, che non rispetta più gli accordi interconfederali. Chiedo che ci sia una legge che determina che il lavoratore liberamente si iscrive, vota e quel voto vale indipendentemente da ciò che pensa l'impresa". Secondo la leader questo è: "Gli altri sindacati farebbero bene a sostenere questa idea".

Maurizio Landini, Segretario Generale della Fiom, questa mattina, ha parlato di riaprire una trattativa complessiva con Fiat. "Bisogna discutere - ammette - quale sia il nuovo piano e arrivare a un nuovo accordo". 
"La Cisl di Bonanni e gli altri sindacati - ha chiarito Landini - hanno acettato in Fiat di uscire dal contratto nazionale dei metalmeccanici in cambio di un piano Fabbrica Italia che non c'è più. Non ci possono chiedere - ha specificato il Segretario - di accettare una cosa che non c'è più. A questo punto - ha aggiunto - noi  proponiamo di riaprire una trattativa complessiva per discutere qual è il nuovo piano per arrivare a un nuovo accordo. A chiedere l'apertura - conclude Landini - del nuovo confronto dovrebbero essere anche gli altri sindacati insieme con la Fiom e se necessario il governo".

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Piacenza] Azienda fa fallire le trattative. Domani sciopero generale dei lavoratori della logistica e corteo per sostenere la lotta dei facchini presso l'IKEA

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MARTEDÌ 06 NOVEMBRE 2012 10:58 CLASH CITY WORKERS

“Cobas fanno saltare tavolo, sarà sciopero all'IKEA”.
Ci svegliamo stamattina e cercando informazioni sugli sviluppi della vertenza dei lavoratori della logistica troviamo immediatamente questo titolo dell'agenzia TMNews, ripresa da tanti organi di informazione (tra cui l'Unità, a proposito di stampa “progressista”). Continuiamo la lettura dell'agenzia di stampa e scopriamo che “i Cobas ieri sera hanno deciso di far saltare il tavolo di contrattazione convocato in Provincia”.
È evidente che qualcosa  non quadri. E infatti, spulciando un altro po' il web, arriviamo a capo della situazione: l'incontro tenutosi ieri sera è fallito perché il Consorzio Gestione Servizi (CGS), dietro cui si scorge senza difficoltà il colosso IKEA, non ha rinunciato alle misure punitive nei confronti dei lavoratori considerati più attivi nelle proteste che sono in corso dal 17 ottobre scorso. Le ha semplicemente tramutate da licenziamenti a trasferimenti coatti in altre sedi in cui le cooperative hanno degli appalti. Una proposta irricevibile, non solo per i lavoratori direttamente oggetto di questi provvedimenti, ma anche per tutti gli altri. Che il 2 novembre hanno subito le cariche della polizia, il lancio di lacrimogeni e ora sono finiti pure sotto inchiesta proprio per il presidio di venerdìIrricevibile anche perché i lavoratori hanno fatto proprio il principio secondo cui “un colpo a uno è un colpo a tutti” e non sono disposti a cedere.
A partire da tutto ciò, è stato convocato uno sciopero generale dei lavoratori del settore della logistica (ai “soci” del CGS si uniranno quelli della TNT, della GLS e delle altre cooperative) con corteo a Piacenza (7 novembre, ore 18.00, Giardini Margherita). 
Di seguito pubblichiamo il volantino dei compagni e delle compagne del CSA Vittoria di Milano che, oltre a soffermarsi e ad analizzare il significato di ciò che è accaduto il 2 novembre, dà anche il senso di quello che è in gioco in questa lotta. Non semplicemente aspetti vertenziali, bensì la possibilità che a partire dal conflitto autorganizzato e partecipato in prima persona dai lavoratori (altro che delega!) si disegnino percorsi di opposizione alla democrazia autoritaria e ai processi di ristrutturazione del capitale che stiamo pagando sulla nostra pelle. In questo senso lo sciopero generale di domani ha una valenza che trascende l'ambito locale e parla a tutte e tutti noi.

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