Nella serata di venerdì 31 maggio è
stato firmato il protocollo d'intesa sulla rappresentanza tra i vertici dei
sindacati confederali e confindustria. L'intesa viene definita un gran passo
avanti perché, ci spiegano, finalmente i lavoratori potranno esprimersi con una
consultazione sugli accordi che verranno firmati. Perché le organizzazioni
firmatarie potranno certificare la loro reale rappresentanza e perché i
delegati nelle Rsu (rappresentanze sindacali unitarie) saranno eletti
esclusivamente con un criterio proporzionale.
Purtroppo le cose non stanno esattamente
così. Non ci sarà un metodo di consultazione uguale per tutti, ovvero il
referendum, ma le categorie potranno scegliere il metodo che riterranno più
appropriato, quindi anche il famigerato voto palese che si presta ad ogni tipo
di manomissione. Se è vero che la dove c'erano le Rsu, oggi vengono
riconfermate col proporzionale puro è anche vero che la dove ci sono le Rsa
(delegati scelti direttamente dai vertici sindacali) nessuno li obbligherà a
cambiare prassi.Ma la cosa peggiore di questo accordo è che chiunque non
condividerà un accordo e sarà minoranza nelle consultazioni, lo dovrà accettare
comunque.
Il fatto che invece di utilizzare la
parola “sanzioni” si utilizzino parole come “clausole di raffreddamento” non cambia
la sostanza, ovvero chi non condividerà quegli accordi non potrà mobilitarsi
contro, pena una serie di sanzioni che verranno decise nei contratti. Poco
importa se nell'accordo non si parla specificamente di divieto di sciopero, per
altro diritto che per ora è ancora garantito dalla costituzione, la questione è
che chi non sarà d'accordo sarà impossibilitato a opporsi. Il protocollo
d'intesa è inoltre parte integrante l’accordo del 28 giugno 2011, che legittima
le deroghe ai contratti: tutto quello che viene deciso in un contratto
nazionale può essere peggiorato nella contrattazione di secondo livello.
L’accordo è dunque uno strumento in più per i padroni per continuare a far
pagare la crisi alla classe lavoratrice.
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