Pubblicato il 28 mag 2013
di rassegna.it -
Tensione alle stelle a Taranto dopo il maxi-sequestro di 8 miliardi di euro disposto dalla magistratura nei confronti di Riva e le successive dimissioni in massa del Cda, due eventi che hanno riaperto ferite che i lavoratori stavano cercando faticosamente di rimarginare. I rischi di tensione sociale sono concreti. Lo sa bene la Prefettura, i cui funzionari nei giorni scorsi hanno fatto un giro di telefonate ai dirigenti sindacali locali invitando a evitare esasperazioni. Il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato terrà un primo incontro oggi (27 maggio) a Roma con Enrico Bondi, amministratore delegato della società. Ci sarà anche il governatore della Puglia Nichi Vendola, mentre nei prossimi giorni saranno coinvolti i sindacati.
Tensione alle stelle a Taranto dopo il maxi-sequestro di 8 miliardi di euro disposto dalla magistratura nei confronti di Riva e le successive dimissioni in massa del Cda, due eventi che hanno riaperto ferite che i lavoratori stavano cercando faticosamente di rimarginare. I rischi di tensione sociale sono concreti. Lo sa bene la Prefettura, i cui funzionari nei giorni scorsi hanno fatto un giro di telefonate ai dirigenti sindacali locali invitando a evitare esasperazioni. Il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato terrà un primo incontro oggi (27 maggio) a Roma con Enrico Bondi, amministratore delegato della società. Ci sarà anche il governatore della Puglia Nichi Vendola, mentre nei prossimi giorni saranno coinvolti i sindacati.
Tra le ipotesi per la
proprietà c’è la nomina di un nuovo Cda o, qualora l’assemblea del prossimo 5
giugno non dovesse nominarlo, il commissariamento. Terzo scenario, quello
dell’esproprio (previsto dalla legge salva-Ilva nel caso in cui l’azienda non
risponda agli impegni dell’Aia), ma sembra una via difficilmente percorribile.
Ultima e meno probabile tra le ipotesi, la nazionalizzazione. Per farla
servirebbe l’intervento dello Stato, o attraverso Cassa depositi e prestiti
oppure tramite la controllata del Tesoro Fintecna. Ma sarebbe uno scenario da
escludere, sia perché non lo permetterebbe l’Europa, sia perché considerato
impraticabile per le finanze pubbliche.
“Nazionalizzazione
dell’Ilva? Prima di tutto dobbiamo chiedere all’azienda il massimo impegno per
realizzare gli investimenti che consentano di applicare l’Aia”. Così il
sottosegretario allo Sviluppo economico, Claudio De Vincenti, a Tgcom24:
“Puntiamo a fare in modo che lo stabilimento di Taranto e anche gli altri
continuino nell’attività produttiva e continuino gli investimenti. Vorrei che
fosse chiaro ai lavoratori e ai cittadini di Taranto che il governo non li
lascerà soli. È interesse nazionale garantire futuro agli stabilimenti Ilva nel
rispetto della salute e dell’ambiente”.
“La situazione è
estremamente difficile. Il sequestro operato dai magistrati di Taranto fa
venire meno risorse indispensabili per il risanamento dell’azienda”. A dirlo è
Antonio Gozzi, presidente di Federacciai, ai microfoni di ‘Prima di tutto’ su
Radio1. “Nelle prossime ore il punto focale è capire se esistono le condizioni
per proseguire una normale attività o si debba giungere a soluzioni
straordinarie. Io credo che questo avvenga perché ci si sta allontanando dal
percorso previsto dalla legge salva-Ilva, che definiva gli interventi di
risanamento ambientale che dovevano essere fatti, un sistema di controllo di
questi interventi e eventuali sanzioni per inadempienze che si fossero
verificate in questo percorso di risanamento”.
“Credo che la famiglia
Riva abbia grosse responsabilità sull’accaduto. Se fossero stati fatti gli
investimenti, se fosse stata rispettata la legge prima, se non si fosse
inquinato, non saremmo nella situazione drammatica di oggi. L’obiettivo di
tutti, sindacato compreso, è quello di continuare a produrre acciaio, dobbiamo,
anche nelle condizioni difficili che ci si parano davanti, trovare una
continuità produttiva per mantenere l’industria dell’acciaio nel nostro Paese”.
Lo dice Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, sempre ai microfoni
di Radio 1. “Ma è altresì importante – prosegue – dare un assetto proprietario
all’Ilva che riporti fiducia e ridia forza al progetto produttivo. Per questo
serve un intervento straordinario, un intervento diretto dello Stato, come
peraltro dice il decreto salva-Ilva, per salvare l’impresa e garantire gli
investimenti”.
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