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Scritto da Mauro Piredda
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Giovedì 07 Marzo 2013 11:09
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Questa commozione, alla quale ci uniamo, è totalmente
condivisibile. Chávez rappresentava ai loro occhi la rivoluzione, il loro
risveglio all’attività politica. Chávez è stato l’uomo che negli scorsi 14
anni ha combattuto al loro fianco contro l’imperialismo e l’oligarchia e ha
fornito a tutti gli sfruttati e ai diseredati del Venezuela la speranza che
le cose potessero cambiare.
Gli avvoltoi del capitale già si scatenano
Questo popolo, che da tempo ha deciso di prendere per mano
il proprio destino, è da sempre ignorato e insultato da cronisti prezzolati,
o al limite usato come destinatario di promesse non mantenute. Per i mass
media al servizio dei padroni chi difende la rivoluzione e crede negli ideali
del socialismo è “ignorante” e colui che ha proposto queste idee e le ha rese
popolari è un “caudillo autoritario”.
Vediamo quindi nelle parole dei pennivendoli della
borghesia non solo una grande miseria umana, ma anche tutto il disprezzo per
le masse popolari. E soprattutto il terrore per la popolarità e il consenso
che le idee del socialismo godono tra esse.
Una rivoluzione portata a termine e un Venezuela socialista
farebbero infatti ancor più male all'establishment capitalista mondiale. Non
è un caso che, nelle parole di Obama, «gli Stati uniti confermano il loro
appoggio al popolo venezuelano» e salutano «l'apertura di un nuovo capitolo».
Non ci vuole una grande immaginazione per interpretare le reali intenzioni di
Washington, ossia sbarazzarsi delle conquiste ottenute durante i 14 anni di
presidenza di Hugo Chávez. Con le buone, se ciò è possibile. D'altronde quel
“sostegno al popolo venezuelano” non è mancato nel 2002, in quel golpe
fallito proprio grazie alla reazione dell'altro popolo, quello che non veniva
teletrasmesso dalle tv locali che in quelle ore preferivano palinsesti
cartoonistici.
Ebbene, nonostante quel golpe, e nonostante il fatto che
uno dei suoi artefici (Henrique Capriles Radonski) abbia potuto sfidare
liberamente Chávez alle ultime presidenziali, si continua a riprodurre un set
dove protagonista era “il caudillo”, “il dittatore”, “il satrapo” che ha
fatto piazza pulita di diritti umani e libertà di stampa! A conferma di ciò
si faccia una rassegna stampa tra i quotidiani italiani che citano la
discussa ong “Human Right Watch” ma non (un esempio fra tanti) le incensurate
copertine del quotidiano “Tal cual” che hitlerizzavano il presidente.
Le conquiste e i limiti della rivoluzione
Tra le altre cose non citate, ovviamente, troviamo le
conquiste rivoluzionarie che stanno alla base del consenso mantenuto da
Chávez in questi anni. Secondo la commissione economica dell'Onu per
l'America Latina il tasso di povertà è stato ridotto del 21% dal 1999 al
2010. A ciò si aggiunge lo sradicamento dell'analfabetismo e l'assistenza
medica gratuita per le fasce più povere della società. Con la “Misión
Vivienda” sono state costruite abitazioni e con la recente “Ley del Trabajo”
è stata ridotta la settimana lavorativa da 44 a 40 ore aumentando le garanzie
per le lavoratrici in maternità.
Dii fronte alle diverse nazionalizzazioni nei settori
estrattivo, siderurgico, manifatturiero e bancario, non si è tuttavia portata
a termine la totale pianificazione dell'economia con il controllo dei
lavoratori lasciando il possesso delle principali leve economiche ai grandi
gruppi industriali e finanziari e limitando l'intervento statale a mera
regolazione. Con la complicità, va detto, dalla burocrazia presente
all’interno dell’apparato dello stato e nel movimento bolivariano.
Al tempo stesso un limite per lo sviluppo della rivoluzione
è rappresentato dall'abbandono della proposta di costruire la V
Internazionale. Lanciata dallo stesso Chávez nel novembre 2009 in occasione
del congresso fondativo del Psuv essa avrebbe potuto dare un impulso non solo
alla lotta di classe su scala mondiale che, oggi, ha raggiunto il continente
europeo, ma anche intervenire in modo corretto di fronte alle rivoluzioni del
mondo arabo, impedendo la penetrazione dell'imperialismo nei contesti libico
e siriano. Portare avanti queste posizioni è il più grande omaggio che
possiamo rendere a Hugo Chávez e rappresenta il più grande atto d'amore che
si può nutrire nei confronti della rivoluzione bolivariana che oggi vive un
momento particolarmente difficile.
Le prospettive della rivoluzione bolivariana
Pur consapevoli della statura politica del presidente
Chávez non siamo interessati ad analisi sociologiche sul carisma di un dato
leader e sulle conseguenze derivanti da un cambio di guardia. Se dovessimo
seguire questo ragionamento dovremmo scrivere non solo l'epitaffio del leader
bolivariano, ma dell'intero processo rivoluzionario. Questo non significa
che, da marxisti, neghiamo il ruolo dell’individuo nella storia. Siamo
semplicemente convinti (e tale convinzione è supportata dalla storia) che le
azioni di singoli uomini e donne non dipendono solamente dalla loro libera
volontà ma per buona parte dalle condizioni materiali esistenti. Non avremmo
avuto tutto ciò senza il Caracazo del 1989 e non avremo la fine della
rivoluzione con la scomparsa di Chávez. Una rivoluzione è infatti una lotta
tra forze vive.
Dalle file della borghesia c'è la consapevolezza di avere a
che fare con una massa di lavoratori e giovani che puntualmente hanno salvato
la rivoluzione e che sono nuovamente disposti ad affrontare una dura lotta.
Ma è altrettanto vero che questo particolare momento offre le maggiori
opportunità a quei settori di destra della burocrazia statale e del Psuv che
da tempo minano la rivoluzione dall'interno in una prospettiva
riconciliatoria con l'oligarchia. Vedremo come queste tendenze si
svilupperanno in relazione alle imminenti elezioni presidenziali che vedono
Maduro a capo del fronte chavista.
Maduro ha ribadito che rimarrà fedele al pensiero
“rivoluzionario, socialista ed antiimperialista" di Hugo Chávez.
Ma non basta fare dichiarazioni roboanti, è necessario portare a compimento
il programma socialista che il presidente ha sempre difeso, attraverso
l’espropriazione delle banche, del latifondo e dei capitalisti.
È necessario ascoltare la voce dei lavoratori e giovani che
ieri, accompagnando il feretro di Chávez verso il palazzo presidenziale di
Miraflores gridavano “El pueblo unido jamas sera vencido”, “Non torniamo a
casa” e “la lotta continua”. Quel che è certo è che una precipitazione degli
eventi farà crescere ulteriormente nelle masse venezuelane la
consapevolezza di avere tutta la responsabilità sulle proprie spalle. Saranno
loro che raccogliendo l'eredità di Chávez, lotteranno per purgare il Psuv
dalle quinte colonne della controrivoluzione, occuperanno le fabbriche
difendendole con le milizie popolari, spazzeranno via l'oligarchia e
condurranno il paese e l'America latina verso il socialismo e la democrazia
operaia.
La Tendenza marxista internazionale, di cui Falcemartello fa parte si
impegna con tutte le proprie forze alla lotta per il socialismo in Venezuela
e in tutto il mondo. È l’unico modo per onorare la memoria di Hugo Chávez.
Perché il presidente del Venezuela non è più con noi, ma le sue idee
continuano a vivere nella lotta.
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