Ci sono state dichiarazioni «preoccupate» di esponenti
politici e sindacali? La Fiat così ieri ha voluto tranquillizare: il progetto
Fabbrica Italia che prevedeva 20 miliardi di investimenti non è più un «impegno
assoluto», perché le «cose sono profondamente cambiate», dunque «il piano
prodotti e i relativi investimenti sono oggetto di costante revisione per
adeguarli all’andamento dei mercati». «Se dalla nota della Fiat emerge che il
famoso piano Fabbrica Italia rischia di non esserci più, siamo di fronte ad un
problema molto serio», commenta il segretario della Fiom, Maurizio Landini.
«Non aver fatto gli investimenti – sottolinea il leader dei metalmeccanici Cgil – ha determinato che la Fiat venda meno di altri perché non ha i modelli. In più, c’è il rischio che in Italia un sistema industriale dell’auto, non solo Fiat e componentistica, salti. Quindi la discussione nel governo e nella politica di questo Paese dovrebbe essere di come si fa a evitare che il sistema imploda, salti e si perdano altri posti di lavoro». Nel frattempo, nella fabbrica di Termini Imerese chiusa dalla Fiat è ancora allarme: lo stop, dice la Fiom, alla conversione del decreto sugli esodati, che riguarda 55mila lavoratori compresi i 450 operai della dello stabilimento siciliano, impedirebbe al Lingotto di richiedere un ulteriore anno di cassa integrazione per i restanti dipendenti con il licenziamento a partire dal primo gennaio, cioè alla scadenza dell’attuale Cig, di tutti.
«Non aver fatto gli investimenti – sottolinea il leader dei metalmeccanici Cgil – ha determinato che la Fiat venda meno di altri perché non ha i modelli. In più, c’è il rischio che in Italia un sistema industriale dell’auto, non solo Fiat e componentistica, salti. Quindi la discussione nel governo e nella politica di questo Paese dovrebbe essere di come si fa a evitare che il sistema imploda, salti e si perdano altri posti di lavoro». Nel frattempo, nella fabbrica di Termini Imerese chiusa dalla Fiat è ancora allarme: lo stop, dice la Fiom, alla conversione del decreto sugli esodati, che riguarda 55mila lavoratori compresi i 450 operai della dello stabilimento siciliano, impedirebbe al Lingotto di richiedere un ulteriore anno di cassa integrazione per i restanti dipendenti con il licenziamento a partire dal primo gennaio, cioè alla scadenza dell’attuale Cig, di tutti.
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