di Emanuele Di Nicola
La Cgil
dice no alla riforma del mercato del lavoro. Il sindacato respinge la modifica
dell'articolo 18 proposta dal governo Monti e riserva un duro giudizio
sull'operato dell'esecutivo: "Diceva di volere una grande riforma per
migliorare il mercato del lavoro, invece introduce i licenziamenti
facili", ha detto Camusso. E' quanto emerso al termine dell'incontro di
ieri (20 marzo) a Palazzo Chigi.
Ora la
parola passa al Parlamento. Non ci sarà un accordo firmato, ha detto il premier
Monti, ma verranno verbalizzate le posizioni di tutte le parti, i punti di
accordo e di disaccordo. Poi il verbale sarà alla base della proposta che il governo
presenterà alle Camere. Giovedì 22 marzo si tiene l'incontro finale,
appuntamento alle 16 a Palazzo Chigi.
In
quell'occasione, l'esecutivo raccoglierà le opinioni di tutti e scriverà il
verbale."Entro venerdì si chiuderanno i testi", ha detto il ministro
del Lavoro, Elsa Fornero.
"Doveva
essere una riforma per migliorare il mercato del lavoro, invece introduce i
licenziamenti facili". Questo il giudizio del segretario generale, Susanna
Camusso. "Avendo costruito una norma che sui licenziamenti soggettivi non
prevede il reintegro – ha spiegato -, si fa venir meno l'effetto deterrente
dell'articolo 18 verso i comportamenti illeciti. La funzione dell'articolo 18
viene così profondamente annullata".
Anche sui
licenziamenti economici non è previsto reintegro. "E' una proposta
totalmente squilibrata, molto lontana dalle dichiarazioni che sono state fatte.
Ieri sera - a suo avviso - abbiamo avuto la dimostrazione che in realtà il
governo voleva facilitare i licenziamenti. Vorremmo anche dire che una fetta di
imprese e lavoratori sono stati esclusi dal sistema degli ammortizzatori".
Poi Camusso ha proseguito: "Qualche elemento positivo lo abbiamo viste sul
tema delle forme di ingresso, c'è un'inversione di tendenza rispetto agli
ultimi dieci anni di legislazione. Ma nessuno – come fa Fornero – può dire che
siamo di fronte alla cancellazione della precarietà". Ha quindi assicurato
"sostegno" a chi proverà a cambiare la riforma in Parlamento.
La Cgil
avvierà una mobilitazione. "E' assolutamente evidente che questo governo
ha molto attenzione al mercato, ma non è attento alle questioni sociali e alle
esigenze dei lavoratori. Faremo tutto ciò che è in nostro potere per
contrastare questa riforma, partirà una stagione di mobilitazione e non sarà di
breve periodo", ha annunciato Camusso. Riservando nel finale una critica
agli altri sindacati: "I miei colleghi di Cisl e Uil hanno condiviso
un'ipotesi comune, l'hanno abbandonata ieri". Oggi, 21 marzo, si riunisce
il direttivo di Corso Italia.
"Tutte
le parti concordano alla nuova formulazione dell'articolo 18, proposta dal
ministro Fornero, tranne la Cgil che ha manifestato un'opinione negativa".
Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Mario Monti, in conferenza stampa
dopo l'incontro. "Per il governo la questione è chiusa, non sarà oggetto
del prossimo incontro". Ha poi lasciato la parola al ministro Fornero:
"Aumentare l'occupazione e riduzione del precariato, questo il nostro
obiettivo ultimo". Il contratto a tempo indeterminato "deve essere il
punto di riferimento", a suo avviso, ma questo "non sarà più
blindato, e oggi la blindatura è data dall'articolo 18".
LA
MODIFICA DELL'ARTICOLO 18. Elsa Fornero ha spiegato la proposta del governo
sull'articolo 18. Per i licenziamenti disciplinari è previsto il rinvio al giudice:
questo deciderà per il reintegro del lavoratore o l'indennizzo, con un massimo
di 27 mensilità. Il reintegro sarà previsto solo "nei casi gravi".
Per i licenziamenti discriminatori resta invece l'articolo 18. Per i
licenziamenti economici non ci sarà il reintegro, se giudicati illegittimi dal
giudice l'indennizzo sarà tra le 15 e le 27 mensilità.
AMMORTIZZATORI
E CONTRATTI. I nuovi ammortizzatori sociali entreranno in vigore nel 2017. Una
data che è cambiata diverse volte nel corso del negoziato: in questo senso la
titolare del dicastero ha accolto la richiesta dei sindacati, che volevano una
transizione di cinque anni per l'entrata in vigore del nuovo regime.
Una
novità riguarda il contratto a tempo determinato, che potrà durare al massimo
36 mesi. Fornero ha annunciato "un contrasto alla reiterazione" del
tempo determinato allo scatto dei tre anni: a quel punto dovrebbe scattare
l'assunzione a tempo indeterminato. E' inoltre confermata l'intenzione
dell'esecutivo di rendere prevalente il contratto di apprendistato: il percorso
lavorativo inizia "con un apprendistato vero", così Fornero, e
"prosegue con la formazione sul lavoro. Le imprese e il lavoro devono
impegnarsi per quell'incremento di produttività necessario affinché il paese
cresca".
"Diamo
un giudizio positivo sulle linee guida della riforma". Così il segretario
generale della Cisl, Raffaele Bonanni, nel suo intervento all'interno del
tavolo. "Possiamo lavorare intensamente fino a fine settimana per
migliorare la riforma", ha aggiunto.
"Per
dare un giudizio positivo sulla riforma servono modifiche". E' l'opinione
del segretario generale della Uil, Luigi Angeletti. "Ho apprezzato – ha
detto – che sia stato scritto che, in caso di licenziamento disciplinare senza
giusta causa, il giudice non possa fare altro che reintegrare". Sui
licenziamenti economici, invece, "avevamo chiesto che fosse delegata al
giudice la possibilità di decidere tra reintegro e indennizzo. Il testo che ci
è stato letto non dice così".
Il
giudizio di Confindustria è "complessivamente positivo", anche se la
riforma può migliorare nei prossimi giorni. Lo ha detto il presidente Emma
Marcegaglia: "Condividiamo la lotta alla cattiva flessibilità, ma non
quella sulla buona flessibilità come i contratti a termine". Sui
licenziamenti "chiedevamo di più, ma abbiamo aderito alla mediazione del
governo. L'indennizzo massimo di 27 mesi è troppo alto, dobbiamo restare in
standard europei". Infine, anche le piccole e medie imprese criticano le
27 mensilità per licenziamenti economici. "Ci sembrano eccessive. Se a
un'impresa che è in forte difficoltà si chiedono 27 mensilità, è come dire
chiudete subito". Queste le parole del presidente di Rete Imprese Italia,
Marco Venturi.
da
rassegna.it
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