di Giacomo Russo Spena
Il partito non è Bersani, siamo noi presenti sui territori”.
Con coraggio e disinvoltura il militante di “base” sventola la bandiera del suo
Pd a Santa Maria Maggiore, durante il corteo della Fiom. Non sfila per la
manifestazione, è fermo all’angolo della piazza e vede migliaia di persone
(50mila si dirà dal palco finale di San Giovanni) e centinaia di bandiere rosse
passare. Con lui altri 3 “compagni democratici”. “Essere oggi qui è importante,
mi dissocio dalla scelta dei miei dirigenti” dichiara ai giornalisti
incuriositi per quella unica bandiera Pd in tutto il corteo. Raccoglie qualche
applauso, pochi per la verità, e insulti: “Via, vai via. Provocatore!”, gli
urla un uomo. Alcuni ragazzi gli intonano la canzonzica “Il Pd non è qui, lecca
il culo all’Udc…”. Lui alla fine desiste e lascia la piazza. La scelta del Pd,
presente soltanto con una piccola delegazione di dissidenti, è criticata
aspramente dai manifestanti. Come dare loro torto.
La piazza finale di San Giovanni – da cui il segretario
generale della Fiom, Maurizio Landini, chiede risposte o “sarà sciopero
generale “- è un simbolo. Un punto da cui ripartire per creare una vera
alternativa alle politiche di austerity. E il Pd ha fatto un’altra scelta, ha
deciso di non esserci: di sostenere il governo tecnico di Monti e le sue
ricette inique per le classi meno abbienti. Il partito di Bersani sembra salito
sul carro neocentrista e liberista che porta dritto dritto al Terzo Polo o al
sostegno nel 2013 del Passera di turno, malgrado Massimo D’Alema continui a
negarlo.
Dall’altra parte, San Giovanni lo dimostra, si apre un
immenso spazio per generare un soggetto che riparta dai diritti, dalla
giustizia sociale, dall’equità. Per lanciare un’opposizione di sinistra al
governo dei tecnici. Un “polo” capace di andare oltre ai partiti (Idv, Sel e
Federazione della Sinistra), aperto alla società civile, ai movimenti per i
beni comuni, all’associazionismo e, ovviamente, alla Fiom. Luigi De Magistris
in una recente intervista al Fatto ha parlato di una lista civica nazionale –
con questi contenuti – capace di puntare al 20 per cento. Non è un numero poi
così irreale!
Alla manifestazione di oggi ci sono, oltre ai metalmeccanici,
i No-Tav, i referendari dell’acqua pubblica, i centri sociali e gli studenti. I
quali si rendono protagonisti di un blitz davanti la sede dell’Inps per
rivendicare quella pensione che non avranno mai e per reclamare nuovi
ammortizzatori sociali. Lo stesso Antonio Mastrapasqua, direttore dell’Inps, lo
scorso anno aveva dichiarato: “Se dovessimo dare la simulazione della pensione
ai parasubordinati rischieremmo un sommovimento sociale”.
Mettiamo un punto. Ripartiamo dalla splendida piazza di oggi.
Con la speranza che un pezzo del Pd si ribelli alla deriva neocentrista.
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