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martedì 20 dicembre 2011

Bufera sull'art.18. I sindacati: «Non se ne parla». Fornero: rammaricata

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È piena bufera sull'articolo 18. Dopo l'annuncio fatto dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero, di voler introdurre un contratto del lavoro unico, modificando l'articolo 18 e consentendo così, secondo i sindacati, licenziamenti più facili, si è scatenata una vera a propria battaglia politica e ognuno ha detto la sua su uno dei temi più caldi in un momento delicato come questo. L'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori prevede che un licenziamento è valido se avviene per giusta causa o giustificato motivo. In assenza di tali requisiti il giudice ha la facoltà di dichiarare l'illegittimità dell'atto e ordinare la reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro. Il dipendente può altrimenti accettare un'indennità pari a 15 mensilità dell'ultimo stipendio, o un'indennità crescente con l'anzianità di servizio. È possibile anche che il dipendente presenti ricorso d'urgenza, qualora ritenga infondate le cause del suo licenziamento. La giornata, che è stata segnata dalle proteste dei sindacati, si è aperta con le parole di Susanna Camusso, leader della Cgil: «L'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori non è un totem, ma una norma di civiltà». «Mettere mano a quella norma e realizzare il contratto unico per i giovani - sottolinea la Camusso - sarebbe un nuovo apartheid, a danno dei giovani. Se facciamo un'analisi della realtà, vediamo che la precarietà c'è soprattutto dove non si applica l'articolo 18, nelle piccole aziende. Quindi tutta questa discussione è fondata su un presupposto falso. Vogliamo combattere la precarietà? Si rialzi l'obbligo scolastico, si punti sull'apprendistato e si cancellino le 52 forme contrattuali atipiche«. Anche secondo il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, la modifica dell'articolo 18 non farà altro che «aizzare la protesta». «La precarietà - ha aggiunto Bonanni - è il risultato di una flessibilità pagata male. Il Governo si renda disponibile a pagare di più per il lavoro flessibile». Anche il leader di Sel, Nichi Vendola, al termine di un incontro con i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil. Si è detto contrario a una modifica dell'articolo: «Non si tocca. È un argomento tabù perchè riguarda la carne viva dei lavoratori e i diritti delle persone. Se il Governo pensa di mettere mano ad una riforma regressiva e di destra, la risposta sarà durissima». Fornero, dopo una giornata di battibecchi, ha commentato dicendosi «preoccupata e rammaricata della reazione dei sindacati».

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