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domenica 2 giugno 2013

Accordo sulla rappresentanza sindacale: una lesione violenta della democrazia

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di  Sergio Bellavita*

Il giudizio positivo di Landini sull’ accordo Cgil-Cisl-Uil-Confindustria è la firma tecnica della Fiom su Mirafiori e Pomigliano! Il dissenso dalle scelte del vertice Fiom.



Sono in totale e radicale disaccordo con il giudizio positivo di Maurizio Landini in merito all’intesa sottoscritta da Cgil Cisl Uil e Confindustria su Rappresentanza e Democrazia. L’accordo è in netto contrasto con tutti i deliberati del Comitato Centrale della Fiom dal 2001 in poi. Come ha scritto con una punta di veleno il Corriere della Sera all’indomani della firma, se quest’accordo ci fosse stato all’epoca del referendum di Pomigliano, la Fiom non avrebbe potuto scioperare, ne avrebbe potuto organizzare la resistenza contro . Sarebbe stata costretta a firmare e a rispettare l’intesa. Esattamente la firma tecnica che i settori moderati della Fiom e la Cgil ci chiedevano.
La questione di fondo è che le regole sancite dall’accordo cancellano il diritto dei lavoratori alla libera rappresentanza, colpiscono il diritto di sciopero e il potere dei lavoratori di migliorare la propria condizione. Tutto il potere è affidato alle segreterie di un sindacalismo confederale che ha scambiato la difesa della propria organizzazione con i diritti dei lavoratori.
Nessuno può fingere di non sapere che le regole sancite dall’intesa sono l’impalcatura per la pratica della contrattazione in deroga, di peggioramento grazie all’accordo del 28 giugno 2011 e all’art.8 di Sacconi. Il viatico cioè dell’affermazione delle politiche d’austerità sul terreno contrattuale.
La consultazione dei lavoratori prevista ha esattamente il solo scopo di legittimare quella stessa iniziativa sindacale, proprio come accaduto a Pomigliano e Mirafiori. Se quest’accordo non ricomprende Fiat, lo sappiamo tutti, è solo perché è tardivo, non perché è troppo avanzato rispetto al modello Marchionne.
Una lesione violenta della democrazia formale nel nostro paese. Un accordo incostituzionale che dobbiamo contrastare. L’ovazione bipartisan del palazzo politico, istituzionale, sindacale che ha salutato la firma dell’accordo capestro vale più di molte superflue discussioni su chi abbia vinto. Di certo non i lavoratori. 

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