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mercoledì 31 ottobre 2012

Fiat, Pomigliano. Le mogli dei cassintegrati lanciano un'assemblea

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La fiom era in presidio oggi a Torino. Questa mattina, con 200 persone riunite davanti alla sede dell'azienda per chiedere alla Fiat "impegni precisi rispetto agli investimenti e alle produzioni" in Italia, ma anche "per rivendicare un piano industriale che dia prospettive occupazionali per tutti i dipendenti del Gruppo".
"Il ruolo del sindacato - ha dichiarato Giorgio Airaudo, responsabile nazionale auto della Fiom - che deve tutelare i lavoratori che stanno pagando il prezzo più alto in termini di cassa integrazione, di insicurezza e chiusure di stabilimenti, come a Termini e all'Irisbus - aggiunge - è quello di strappare e concordare impegni esigibili su prodotti e investimenti nel 2013. No a previsione 'astrologiche' sul mercato dell'auto".
E proprio per la questione della cassa integrazione si sono fatte avanti le donne: accade forse per la prima volta nella storia della lotta operaia, stiamo parlando della Fiat di Pomigliano d'Arco e sono le mogli dei lavoratori a decretare un'assemblea. Il loro intento è di invitare gli operai a lottare per difendere il loro stesso futuro nel lavoro.

Il comitato delle mogli dei cassintegrati di Pomigliano dunque grazie a una lettera pubblica ''da donna a donna'', hanno fatto un invito a tutte le mogli degli operai per costruire insieme l'assemblea operaia a Pomigliano'' del 24 novembre, ore 10.00, nella Sala della Biblioteca Comunale.

''Oggi che nessuno fa più misteri sul fallimento del piano Marchionne - dichiara il Comitato - e che la Fiat si sta sfilando dall'Italia delocalizzando all'estero, si prospetta un futuro da disoccupati per tutti i lavoratori, inclusi quelli dell'indotto. Come mogli, come compagne, come mamme, e come donne operaie- aggiungono - scendiamo in campo accanto ai nostri uomini per un'unica lotta: quella per il lavoro a cominciare proprio dalle
fabbriche Fiat''.

Le donne inoltre hanno pensato anche di presentare una loro proposta per tutelale i posti di lavoro: ''Nazionalizzare tutte le fabbriche del Lingotto - aggiungono - perché tutte già abbondantemente strapagate dalla collettività con finanziamenti pubblici incassati ed usati a discapito sociale''.

Nella lettera aperta sono queste moglia a raccontare di essersi conosciute ''accompagnando i bambini a scuola, andando al mercato o dal fruttivendolo, e ci siamo ritrovate a confrontarci sui prezzi che salgono e sulla nostra battaglia quotidiana per far quadrare i conti tra libri per la scuola, ticket per la sanità e l'esigenza di arrivare a fine mese. E nello sconforto - proseguono nella missiva - ci siamo ritrovate a parlare del passato e dei primi anni di fabbrica dei nostri mariti, quando le cose non erano come oggi: i figli erano piccoli, c'erano tanti impegni, si poteva pagare il mutuo e si andava anche a mangiare la pizza di sera. Poi arrivò Marchionne con il suo 'piano'. Ci illusero sulla prossima fine degli 'stenti', ma oggi lo stesso Marchionne dichiara fallito il suo piano e il 'rilancio' di Pomigliano si e' rivelato il miraggio già previsto dai nostri mariti''.

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