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domenica 16 settembre 2012

Fiat, il Governo ha paura del confronto. E non lo nega. Teatrino anche su questa vicenda?

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Per carità “nessuna convocazione ufficiale” solo sapere cosa ha in mente Marchionne sui suoi investimenti. Questa è alla fine la “discesa in campo” del Governo sulla spinosa vicenda Fiat. A chiarire i termini è stato il ministro Fornero. Un po’ più deciso il ministro Passera ma pur sempre nel ristretto perimetro delle “norme”. Cioè mentre la Fiat rischia di saltare in Italia a causa delle forti flessioni del mercato e di un piano, “Fabbrica Italia”, che a due anni dalla sua conclusione è letteralmente a pezzi il Governo preferisce usare parole di cautela. Del resto l’avevamo già visto a marzo quando l’Ad Sergio Marchionne andò a scambiare quattro chiacchiere con il premier Monti, ufficialmente per presentare l’ultimo modello. Entrambi uscirono dicendo che la Fiat poteva fare quello che gli pareva, anche delocalizzare se lo riteneva più opportuno.

Il sindacato è infuriato per l'annuncio della fine di Fabbrica Italia, dato direttamente dall'azienda, ed anche diviso. Il vecchio fronte pro-Fiat sembra ancora tenere, però. E così tocca a Susanna Camusso sollevare un po’ di polemica. Fu lei, quando si trattò di votare il referendum a dare indicazioni ai lavoratori per un voto positivo. ''Possiamo aspettare ancora? Facciamo le telefonate? O e' ora che il governo prenda in mano la situazione? E non chieda a Fiat cosa intende fare, ma dica a Fiat cosa intende fare il Paese?'', tuona la leader della Cgil, aggiungendo che ''l'azienda ha preso in giro tutto il Paese'' e che e' l'occasione per una scelta unitaria. Per il numero uno della Fiom, Maurizio Landini, dev'essere il premier Mario Monti a convocare azienda e sindacati ''dopo due anni di vuoto e assenza del governo''. Concordano con Passera il segretario generale della Cisl, Raffale Bonanni e dell'Ugl, Giovanni Centrella.

''Chiedo con insistenza a Marchionne - dice Bonanni – di arrivare a un chiarimento pubblico con noi prima di presentare il piano a ottobre per fugare ogni equivoco''. Certo, se Bonanni chiede “con insistenza” al padrone della Fiat di chiarire allora sì che bisogna stare preoccupati. Stranamente, però, il segretario della Cisl usa maggiore durezza con la Cgil e, più velatamente, con la Fiom. “L'unico fallimento finora lo hanno avuto coloro che hanno perseguito una linea disfattista, contro gli interessi dei lavoratori e del paese'' dice in risposta a Susanna Camusso che ha definito un errore la rottura del fronte sindacale sul conratto Fiat.

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