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domenica 29 aprile 2012

Se Hollande spacca la destra

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The Economist definisce il candidato socialista francese «uomo piuttosto pericoloso» e, se avesse un voto, lo darebbe al presidente uscente. La caccia disperata di Sarkozy ai voti del Front National allarma perfino i suoi. De Villepin sbotta: «Campagna indegna e senza ritorno». Si temono scontri il 1 maggio


Dominique de Villepin denuncia, con un intervento su Le Monde, «la corsa senza vergogna ai voti estremisti». L’ex primo ministro di Jacques Chirac non arriva certo ad invitare a votare per Hollande («la sinistra mi inquieta», scrive), ma attacca chiaramente Sarkozy. Parla di campagna del secondo turno «indegna», afferma che «le linee rosse repubblicane sono oltrepassate, una a una. Voglio dirlo oggi con gravità. E’ una strada senza ritorno». Villepin interpreta un malessere che serpeggia sempre più a destra, anche se per il momento il silenzio predomina. Sarkozy ha deciso di seguire le direttive del suo guru di estrema destra, Patrick Buisson, e di andare a caccia di voti estremisti adottandone contenuti e linguaggio. La destra moderata abbassa la testa. Ma questa situazione è destinata ad esplodere l’indomani della prevedibile sconfitta del 6 maggio (ieri tre sondaggi hanno dato Hollande vittorioso, intorno al 54% dei voti).
Dopo la lettera di François Bayrou ai due finalisti, dove il candidato centrista sfortunato non prendeva posizione ma poneva la questione dei «valori», Jean-François Kahn, fondatore del settimanale Marianne entrato recentemente in politica con il MoDem, riprende da Jean-Luc Mélenchon l’accusa di «pétainismo» rivolta all’ultima versione di Sarkozy: «Per la prima volta da mezzo secolo – scrive – un presidente della Repubblica in esercizio ha riattualizzato e quindi legittimato una retorica apertamente pétainista».
Marine Le Pen ha accusato ieri Sarkozy di «scippare» giornalmente le idee del Fronte nazionale. Tutti pensano alle legislative che seguiranno, a giugno, la presidenziale. Dopo che Sarkozy ha affermato che, in caso di ballottaggio al secondo turno tra un socialista e un frontista, l’Ump darà indicazioni di votare «bianco o astenersi», Marine Le Pen ha promesso vendetta il 6 maggio (Hollande ha invece ribadito la tradizione repubblicana, indicando, in caso di assenza di un socialista, un voto per il candidato Ump in caso di scontro con un frontista).
Un appoggio a Sarkozy arriva da Londra: The Economist, che in Francia è stato soprannominato «la Pravda del capitalismo» dal Nouvel Observateur, definisce Hollande «uomo piuttosto pericoloso» e afferma che, se avesse un voto, lo darebbe a Sarkozy «non tanto per i suoi meriti, ma per scartare Hollande». Eppure, nella Ue le idee di Hollande di rinegoziare il Fiscal compact fanno dei passi avanti. Herman van Rompuy, presidente del Consiglio europeo, ha persino evocato la possibilità di un vertice straordinario dopo la presidenziale francese, per discuterne. Ormai, tutti parlano del necessario stimolo alla crescita. Lo scontro è sul come, tra liberisti che puntano solo alla deregulation e interventisti. Ma anche Hollande non abbandona il risanamento: «La serietà di bilancio, sì – afferma – l’austerità a vita, no». Persino Angela Merkel, che il 6 e il 13 maggio deve affrontare due voti regionali difficili e teme l’isolamento diplomatico in Europa, potrebbe appoggiarsi su Hollande per scaricare i liberali dell’Fdp, rigoristi[ senza voti, per avvicinarsi all’Spd in vista di una Grosse Koalition.
La settimana che manca al secondo turno sarà punteggiata soprattutto da due avvenimenti, otre al meeting di Hollande a Bercy domenica: i cortei e le manifestazioni contrapposte del primo maggio e il duello televisivo tra Hollande e Sarkozy il 2 sera. Giovedì sera, su France 2, c’è già stato un assaggio. Non un dibattito diretto, ma i due candidati sono stati interrogati uno dopo l’altro. Sarkozy ha cercato di attenuare l’aggressività che mostra nei comizi elettorali, ed è arrivato persino a condannare il pessimo gioco di parole di uno dei suoi sul cognome della compagna di Hollande (Valérie Trierweiler, divenata Rottweiler con l’aggiunta: «E non è gentile per il cane»). Ma il presidente uscente ha confermato l’adesione alla posizione di Le Pen di istituire, per i poliziotti, la «presunzione di legittima difesa» (l’attualità è l’incriminazione di un poliziotto, con l’accusa di «omicidio volontario», per aver ucciso un pregiudicato che stava cercando di arrestare, colpendolo con una pallottola alla schiena). Hollande, che si è giustificato per aver detto no ai tre dibattiti frontali chiesti da Sarkozy, ha rifiutato di farsi trascinare in un «pugilato» a distanza, ricordando i principali punti del suo programma.
Tutta l’attenzione si sta concentrando sul primo maggio. Al tradizionale corteo sindacale parteciperà anche il Front de gauche, ha confermato Mélenchon, che si unirà alla manifestazione a fine corteo. La partecipazione politica ai cortei sindacali è diversamente apprezzata dalla confederazioni: la Cgt ha indicato implicitamente di votare Hollande, mentre la Cfdt è perplessa su questo tentativo di «sviare l’obiettivo del primo maggio». Force ouvrière non parteciperà al corteo, critica verso il «marketing politico» di cui sarebbe vittima il primo maggio. Ci sarà, come ormai dall’88, il meeting del Fronte nazionale sotto la statua di Jeanne d’Arc. Ma quest’anno l’Ump organizza una «festa del vero lavoro» alla Tour Eiffel. Sarkozy ha dovuto rimangiarsi l’espressione «vero lavoro», sotto l’accusa di averla ripresa da Pétain, ma ha intenzione di andare alla prova di forza con i sindacati e la sinistra. Martine Aubry ha messo in guardia: «Se ci dovessero essere delle violenze il primo maggio, Sarkozy ne sarà responsabile».

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