The Economist definisce il candidato socialista francese
«uomo piuttosto pericoloso» e, se avesse un voto, lo darebbe al presidente
uscente. La caccia disperata di Sarkozy ai voti del Front National allarma
perfino i suoi. De Villepin sbotta: «Campagna indegna e senza ritorno». Si
temono scontri il 1 maggio
Dominique de Villepin denuncia, con un intervento su Le
Monde, «la corsa senza vergogna ai voti estremisti». L’ex primo ministro di
Jacques Chirac non arriva certo ad invitare a votare per Hollande («la sinistra
mi inquieta», scrive), ma attacca chiaramente Sarkozy. Parla di campagna del
secondo turno «indegna», afferma che «le linee rosse repubblicane sono
oltrepassate, una a una. Voglio dirlo oggi con gravità. E’ una strada senza
ritorno». Villepin interpreta un malessere che serpeggia sempre più a destra,
anche se per il momento il silenzio predomina. Sarkozy ha deciso di seguire le
direttive del suo guru di estrema destra, Patrick Buisson, e di andare a caccia
di voti estremisti adottandone contenuti e linguaggio. La destra moderata
abbassa la testa. Ma questa situazione è destinata ad esplodere l’indomani
della prevedibile sconfitta del 6 maggio (ieri tre sondaggi hanno dato Hollande
vittorioso, intorno al 54% dei voti).
Dopo la lettera di François Bayrou ai due finalisti, dove il
candidato centrista sfortunato non prendeva posizione ma poneva la questione
dei «valori», Jean-François Kahn, fondatore del settimanale Marianne entrato
recentemente in politica con il MoDem, riprende da Jean-Luc Mélenchon l’accusa
di «pétainismo» rivolta all’ultima versione di Sarkozy: «Per la prima volta da
mezzo secolo – scrive – un presidente della Repubblica in esercizio ha
riattualizzato e quindi legittimato una retorica apertamente pétainista».
Marine Le Pen ha accusato ieri Sarkozy di «scippare»
giornalmente le idee del Fronte nazionale. Tutti pensano alle legislative che
seguiranno, a giugno, la presidenziale. Dopo che Sarkozy ha affermato che, in
caso di ballottaggio al secondo turno tra un socialista e un frontista, l’Ump
darà indicazioni di votare «bianco o astenersi», Marine Le Pen ha promesso
vendetta il 6 maggio (Hollande ha invece ribadito la tradizione repubblicana,
indicando, in caso di assenza di un socialista, un voto per il candidato Ump in
caso di scontro con un frontista).
Un appoggio a Sarkozy arriva da Londra: The Economist, che in
Francia è stato soprannominato «la Pravda del capitalismo» dal Nouvel
Observateur, definisce Hollande «uomo piuttosto pericoloso» e afferma che, se
avesse un voto, lo darebbe a Sarkozy «non tanto per i suoi meriti, ma per
scartare Hollande». Eppure, nella Ue le idee di Hollande di rinegoziare il
Fiscal compact fanno dei passi avanti. Herman van Rompuy, presidente del
Consiglio europeo, ha persino evocato la possibilità di un vertice
straordinario dopo la presidenziale francese, per discuterne. Ormai, tutti
parlano del necessario stimolo alla crescita. Lo scontro è sul come, tra
liberisti che puntano solo alla deregulation e interventisti. Ma anche Hollande
non abbandona il risanamento: «La serietà di bilancio, sì – afferma –
l’austerità a vita, no». Persino Angela Merkel, che il 6 e il 13 maggio deve
affrontare due voti regionali difficili e teme l’isolamento diplomatico in
Europa, potrebbe appoggiarsi su Hollande per scaricare i liberali dell’Fdp,
rigoristi[ senza voti, per avvicinarsi all’Spd in vista di una Grosse
Koalition.
La settimana che manca al secondo turno sarà punteggiata
soprattutto da due avvenimenti, otre al meeting di Hollande a Bercy domenica: i
cortei e le manifestazioni contrapposte del primo maggio e il duello televisivo
tra Hollande e Sarkozy il 2 sera. Giovedì sera, su France 2, c’è già stato un
assaggio. Non un dibattito diretto, ma i due candidati sono stati interrogati
uno dopo l’altro. Sarkozy ha cercato di attenuare l’aggressività che mostra nei
comizi elettorali, ed è arrivato persino a condannare il pessimo gioco di
parole di uno dei suoi sul cognome della compagna di Hollande (Valérie
Trierweiler, divenata Rottweiler con l’aggiunta: «E non è gentile per il
cane»). Ma il presidente uscente ha confermato l’adesione alla posizione di Le
Pen di istituire, per i poliziotti, la «presunzione di legittima difesa»
(l’attualità è l’incriminazione di un poliziotto, con l’accusa di «omicidio
volontario», per aver ucciso un pregiudicato che stava cercando di arrestare,
colpendolo con una pallottola alla schiena). Hollande, che si è giustificato
per aver detto no ai tre dibattiti frontali chiesti da Sarkozy, ha rifiutato di
farsi trascinare in un «pugilato» a distanza, ricordando i principali punti del
suo programma.
Tutta l’attenzione si sta concentrando sul primo maggio. Al
tradizionale corteo sindacale parteciperà anche il Front de gauche, ha
confermato Mélenchon, che si unirà alla manifestazione a fine corteo. La
partecipazione politica ai cortei sindacali è diversamente apprezzata dalla
confederazioni: la Cgt ha indicato implicitamente di votare Hollande, mentre la
Cfdt è perplessa su questo tentativo di «sviare l’obiettivo del primo maggio».
Force ouvrière non parteciperà al corteo, critica verso il «marketing politico»
di cui sarebbe vittima il primo maggio. Ci sarà, come ormai dall’88, il meeting
del Fronte nazionale sotto la statua di Jeanne d’Arc. Ma quest’anno l’Ump
organizza una «festa del vero lavoro» alla Tour Eiffel. Sarkozy ha dovuto
rimangiarsi l’espressione «vero lavoro», sotto l’accusa di averla ripresa da
Pétain, ma ha intenzione di andare alla prova di forza con i sindacati e la
sinistra. Martine Aubry ha messo in guardia: «Se ci dovessero essere delle
violenze il primo maggio, Sarkozy ne sarà responsabile».
0 commenti:
Posta un commento